...da Avvenire Catholica - Venerdi 29 Dicembre 2000  

VATICANO Intervento del cardinale Joseph Ratzinger sull'«Osservatore Romano»
Con gli ebrei un dialogo «diverso»

«Dopo la Shoah, è nata tra i cristiani una sincera volontà di superare ogni tipo di antigiudaismo»


Giorgio Bernardelli


La continuità che, nella storia della Salvezza, lega tra loro Antico e Nuovo Testamento fa sì che il dialogo della Chiesa con i figli di Israele si ponga «su un piano diverso» rispetto a quello con tutte le altre religioni. È quanto scrive il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, in un articolo che compare oggi con grande evidenza sulla prima pagina dell'Osservatore Romano.
Prendendo spunto dal tema natalizio del dono, Ratzinger sottolinea come Cristo, «il regalo per eccellenza», sia stato preparato da una lunga storia: quella che da Abramo conduce a Israele. È un'eredità che anche dopo la rivelazione piena in Gesù non può essere lasciata cadere. «La Chiesa del secondo secolo - ricorda Ratzinger - dovette resistere al rifiuto degli gnostici e soprattutto di Marcione, che opponevano il Dio del Nuovo Testamento al Dio demiurgo creatore, da cui proveniva l'Antico Testamento, mentre la Chiesa ha sempre mantenuto la fede in un Dio solo, creatore del mondo e autore di ambedue i testamenti».
È il motivo per cui in principio i cristiani non si considerarono avversari, ma continuatori di Israele. Anche se questo non evitò gli attriti. «Certamente la relazione tra la Chiesa nascente ed Israele - osserva il cardinale - fu spesso di carattere conflittuale. La Chiesa fu considerata da sua madre figlia degenere, mentre i cristiani considerarono la madre cieca e ostinata». Nei secoli, poi, le relazioni degenerarono ulteriormente, dando talvolta origine addirittura a deplorevoli atti di violenza. «Anche se l'ultima esecrabile esperienza della Shoah fu perpetrata in nome di un'ideologia anticristiana - commenta Ratzinger -, non si può negare che una certa insufficiente resistenza da parte di cristiani a queste atrocità si spiega con l'eredità antigiudaica presente nell'anima di non pochi cristiani. Forse - aggiunge però - proprio a causa della drammaticità di quest'ultima tragedia, è nata una sincera volontà di superare ogni tipo di antigiudaismo e di iniziare un dialogo costruttivo di conoscenza reciproca e di riconciliazione».
È la strada su cui oggi sono in cammino ebrei e cristiani. Ma che passa, prima di tutto, attraverso una comune invocazione a Dio. «Poiché siamo ambedue in attesa della redenzione finale - scrive il porporato -, preghiamo che il nostro cammino avvenga su linee convergenti».
Quanto al dialogo, conclude Ratzinger, è evidente che quello dei cristiani con gli ebrei «si colloca su un piano diverso rispetto a quello con le altre religioni. La fede testimoniata nella Bibbia degli ebrei, l'Antico Testamento dei cristiani, per noi non è un'altra religione, ma il fondamento della nostra fede».

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