La Cristianità nella teologia giudaica
Rapporto della Commissione di esperti nominata dal Rabbino Capo di Francia
e comprendente Lévinas, Tonati e Vaida
1. L'espulsione dei cristiani avrebbe potuto essere evitata
Nel famoso aneddoto riportato in Talmud Babli Sanhedrin 107b e in Sota
47a (testi censurati dalla censura cristiana, ma che possono essere ritrovati
in Hersronot Ha-shas e nell'edizione Adin Stensalz di Sanhedrin),
emerge un certo rimorso quando un barayta afferma quanto segue: «Che la mano
sinistra scacci e che la mano destra trattenga, contrariamente a ciò che
Alisha ha fatto quando ha scacciato Gehasi con entrambe le mani o Joshua ben
Perahya quando ha scacciato via Gesù con entrambe le mani».
2. I cristiani non sono idolatri; essi adorano il Dio che ha creato il
mondo e hanno un certo numero di credenze in comune con gli ebrei
Tra i tanti testi a disposizione, citiamo innanzitutto Tosafot, Bekhorot
2b, shemma : «Tutti i cristiano giurano sul nome dei santi che essi
non considerano divinità. Anche se essi menzionano il nome di Dio pensando a
Gesù, essi non fanno mai ricorso a degli idoli: inoltre, il loro pensiero è
rivolto a Dio, il Creatore del cielo e della terra. Anche se essi associano il
Nome di Dio ad altre cose quando devono prestare giuramento, ciò non è una
trasgressione della proibizione : lifnei 'iwwer lo titten mikhshol, dal
momento che i Noachidi non proibivano l'associazione" (shittuf)».
Cfr anche Tosafot, Sanhedrin 63b, asur e Tosafot Aboda Zara
2a, asur : «siamo sicuri che i non-ebrei che si trovano tra di noi non
sono degli idolatri» (anche i testi Tosafot sono stati censurati, ci
basiamo qui sui manoscritti e sulle vecchie edizioni; cfr. Urbach, Ba'aley
ha-tosafot, pag. 59-60). Nei suoi commenti al Talmud, Rabbenu Menahem ha-Meiri
enfatizza ripetutamente il fatto che le leggi talmudiche riguardanti i pagani
non si riferiscono mai ai cristiani o ai musulmani, che egli qualifica come ummot
ha-gedurot be darkhey ha-dator (nazioni che sono guidate da norme
religiose); cfr. tra gli altri il suo commento a 'Aboda zara, edizioni
Schreiben, 1944, pagg. 28,48,53, ecc. e il suo commento a Baqa qamma,
edizioni Schesinger, Gerusalemme 1973, pag. 330 : «Chiunque appartiene alle
nazioni guidate da norme religiose e serve la divinità in qualunque modo,
anche se le sue credenze possono essere lontane dalle nostre, è come un
perfetto Israelita (Yisrael gamur) per quel che riguarda queste cose
(per esempio per quel che riguarda la restituzione degli oggetti perduti)».
Cfr. anche Rosh, Sanhedrin, VII, 3: Shulhan 'arukh, Orah
Hyyim, 156, paragrafo1; Hoshen Mishpaf, 425, paragrafo 5; Moshe
Rivkes, Be'er ha-gola su quest'ultimo testo, la lunga nota a piè di pagina shin;
Abraham Sebi Eisenstadt, Pithey teshuba, su Yore De'a, 147 e 152, nota a piè
di pagina 2, in cui si possono trovare numerosi riferimenti a decisioni
moderne. In abedat 'akum (1) che non deve essere restituito, cfr. Be'er
ha-gola su Hoshen Misphaf 266, nota a piè di pagina aleph:
questa regola non si applica ai gentili di oggi che riconoscono il Creatore
del mondo, ecc. (cfr. Joseph Karo, Beit Yoseph su Fur, lo stesso paragrafo).
3. «La Salvezza Eterna per i Cristiani»
Juda Hallevi, il più esclusivista tra i nostri pensatori, ha scritto: «Non
neghiamo per nessuno, non importa a quale comunità di fede egli
appartenga, una ricompensa da parte di Dio per le sue buone azioni» (Kusari
I, paragrafo 111, testo arabo pag. 62), e più avanti (111, paragrafo 21,
testo arabo pag. 174): «Non perderai la ricompensa per aver glorificato Dio».
Isaac Arama, che scriveva nel quindicesimo secolo nella Spagna dell'epoca
dell'Espulsione, si spinge ancora più avanti ritenendo che il termine
"Israele" nella frase «Tutto Israele ha una parte dell' 'olam
ha-ba'» indichi i giusti provenienti da qualsiasi nazione, a meno di
poter imputare iniquità a Dio ('Aqedat Yitshaq, Shemini, porta
60).
4. Israele deve lasciarsi ispirare dai Cristiani, dai Musulmani, ecc.
Bahya Ibn Paquda ha giustificato ciò che aveva preso dai filosofi non
ebrei e dagli asceti lontani dalla tradizione talmudica dicendo «Non ti sei
comportato come il più giusto "tra i non-ebrei", ma ti sei
comportato come il più depravato» (Babli Sanhedrin 39b), egli poteva
dire ciò tanto più che i rabbini avevano dichiarato: «Chiunque dica una
parola saggia, anche se appartiene alle nazioni del mondo, è chiamato Hakham»
(Babli, Megilla 16a) (Hobot h-lebabot, Prefazione, testo arabo pag. 26,
traduzione ebraica, edizioni Zifrani, pag. 20).
5. Il Cristianesimo e l'Islam hanno contribuito al progresso dell'umanità
Cfr. Maimonide, Guida III, capitolo 39, traduzione Munk (in Francese), pag.
221: «Oggi noi vediamo la maggior parte degli abitanti della terra
glorificare 'Dio' in accordo tra di loro e benedirsi gli uni gli altri in
memoria 'di Abramo'...»; Nahmanide, Torat ha-Shem termina, in kitbey
ha-Ramban, edizioni Chavel, vol. I pagg. 142-144: «i popoli attuali hanno
una morale e una condotta religiosa migliori»; Commentario al Cantico dei
Cantici (attribuito a Ramban), stessa edizione, vol. II, pagg. 502-503 : «tutte
le nazioni riconoscono le parole della Torah»; Ralbag, Milhamot,
edizione di Leipzig, pag. 356 e Commentario alla Torah, edizione di
Venezia, pag. 2: «oggi, la Torah è diffusa in tutte le nazioni del
mondo».
6. Il Cristianesimo e l'Islam spianano la strada al Messia
Cfr, Juda Hallevi, Kuzari, IV, paragrafo 23, testo arabo pagg. 264-266: «Dio
ha anche un piano segreto che ci riguarda, che è come il piano che egli ha
per il seme: esso cade sul terreno, si trasforma in terra, acqua, concime; chi
osserva crede che non ne rimanga più traccia visibile. Ma in realtà, è il
seme che trasforma la terra e l'acqua dando loro la propria natura:
gradualmente, esso trasforma gli elementi che rende sottili in qualcosa di
simile a sé... La forma del primo seme fa crescere sull'albero dei frutti che
sono uguali a quello da cui il seme è stato estratto. La stessa cosa avviene
nel caso della religione di Mosè. Anche se da un punto di vista esteriore la
respingono, tutte le religione che sono apparse dopo di essa sono in realtà
delle trasformazioni di quella stessa religione. esse non fanno altro che
spianare la strada e preparare il terreno per il Messia, che è l'oggetto
della nostra speranza, che è il frutto». (Traduzione francese di Tonati) Cfr.
anche Maimonide, Mishne Torah, Hilkot Melakhim, paragrafo XI
(anche questo testo è stato censurato ed è stato ricostruito sulla base dei
manoscritti presenti nella Bibliothèque Nationale), che è citato con alcune
varianti in Nahmanide, Torat ha-Shem temima, edizioni Chavel, I, pag.
144: Il Cristianesimo e l'Islam «non fanno altro che spianare la strada la
Re-Messia e al progresso (taqqen) del mondo intero, in modo che esso
possa servire Dio in pieno accordo...».
Per la Commissione
Il Rabbino Capo Charles Tonati
Parigi, 23 maggio 1973
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(1) Un oggetto perso da un idolatra (nota dell'editore)