I cristiani di Terrasanta passerelle di riconciliazione

I Vescovi svizzeri: aiutiamo i cristiani in Terra Santa ad essere “passerelle di riconciliazione” - Messaggio per la Colletta della Settimana Santa di quest’anno


FRIBURGO, 16 febbraio 2005 - All'inizio del tempo pasquale i Vescovi svizzeri hanno rivolto un appello alla solidarietà verso i cristiani in Terra Santa, invitando a partecipare alla Colletta della Settimana Santa di quest’anno, per far sì che essi diventino sempre più “passerelle di riconciliazione” e strumenti di pace.

Per esplicita volontà dei Pontefici, la Chiesa Universale dedica il Venerdì Santo alla preghiera e alla "Colletta" per la Comunità cattolica che vive in Terra Santa e il mantenimento dei Luoghi della Redenzione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Questa della Colletta è una tradizione, però, che risale già ai tempi della Chiesa primitiva. Lo stesso Apostolo Paolo sollecitò infatti le comunità in Asia minore a sostenere i confratelli a Gerusalemme.

Fu Papa Paolo V, nel Breve "Coelestis Regis” del 22 gennaio 1618, a stabilirne per la prima volta la finalità, e Benedetto XIV la confermò con il Breve Apostolico "In supremo militantis Ecclesiae" del 7 gennaio 1746.

“Siamo tutti consapevoli della drammatica situazione in Israele e Palestina – hanno avvertito i presuli svizzeri –. La ‘Terra Santa’ è però ben più vasta di questa regione in conflitto, perché comprende anche Siria, Libano, Giordania ed Egitto”, paesi dove “i cristiani danno spesso un esempio luminoso”.

I Vescovi hanno quindi accennato a come i cristiani in Terra Santa vengano spesso considerati “‘passerelle’ di riconciliazione”, e “segno visibile, ‘sacramento di riconciliazione’ nel paese di Gesù”.

“Ciò è particolarmente bello e promettente, perché senza riconciliazione non c'è nessuna vera pace”, hanno sottolineato i presuli elvetici di recente giunti in Vaticano per la loro quinquennale visita “ad limina”.

I Vescovi hanno quindi incoraggiato a dei gesti di concreta generosità, promuovendo anche i pellegrinaggi nei luoghi santi, in modo da aiutare queste persone non solo materialmente ma anche prendendo sulle proprie spalle “un po’ della paura che li attanaglia”.

“Mostriamo loro di ‘credere nelle passerelle di riconciliazione’. Farsi pellegrini è foriero di speranza, ricorda la presenza d'una Chiesa viva e dà testimonianza di pace e riconciliazione in questa regione martoriata del globo”.

“Sollecitiamo tutti i cristiani ad unirsi in preghiera, ‘perché in Terra Santa trovino compimento la pace e la riconciliazione’ ”, termina quindi il loro messaggio.

Per mandato pontificio è la Congregazione per le Chiese Orientali, il cui prefetto è il cardinale Ignace Moussa I Daoud, ad avere la responsabilità di coordinare l’intervento della Chiesa universale verso le comunità e gli enti cattolici che si trovano in quelle zone, e che comprendono scuole e istituti di formazione e cultura, ospedali e centri di assistenza sanitaria e di carità, o strutture attorno alle quali si sviluppa la custodia dei luoghi santi.

Il Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali è anche Presidente dell'Assemblea Generale della Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali (R.O.A.C.O.), un Comitato costituito da circa una trentina di Agenzie e Opere di carità.

 

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