L'incidente di 3 giorni fa in una sinagoga
di Mosca riporta alla luce il problema della libera circolazione nel
paese di materiale estremista e xenofobo, che fomenta i giovani, ma che
non lascia illesa nemmeno la classe politica. Già l'anno scorso alcuni
sondaggi indicavano nella Russia il paese più antisemita tra quelli
cristiani.
La
Russia studia come arginare l'ondata di razzismo e antisemitismo che
circola nel paese, emersa in modo drammatico dopo l'incidente di pochi
giorni fa in una sinagoga di Mosca. Il fenomeno è in crescita e non
esclude nemmeno la classe dirigente. L'11 gennaio scorso un ventenne ha
aggredito e ferito con un coltello 9 fedeli. Il giovane Aleksander Koptsev
ha confessato ieri di aver compiuto il gesto mosso da "odio razziale
verso gli ebrei, perché vivono meglio". Nel suo interrogatorio
l'aggressore ha raccontato che sulla sua decisione "hanno influito
libri e siti web che parlavano della questione".
Aleksander è un appassionato di giochi al
computer. Secondo quanto trapela dall'interrogatorio, il ragazzo aveva
giocato mezza giornata a Postal 2 - gioco in cui un tiratore virtuale deve
colpire bersagli umani - prima di compiere l'aggressione.
La Commissione del parlamento russo per le leggi civili, penali di
arbitraggio e procedurali sta studiando sanzioni sulle attività via
Internet o tramite giochi elettronici responsabili nel diffondere
informazioni estremiste. Pavel Krasheninnikov, capo della Commissione, ha
assicurato che i deputati si impegneranno a fare in modo che nessuno possa
trovare "grandi quantità di materiale estremista", in
particolare in Internet.
Secondo il rabbino capo di Russia, Berel Lazar, la colpa dell'incidente
"non è dello Stato, ma di tutta la società russa, troppo tollerante
verso l'antisemitismo". Lazar ha poi proposto di istituire un gruppo
di lavoro, che vigili sulla propaganda xenofoba di gruppi estremisti.
Della stessa opinione Yitzhak Kogan, il rabbino della sinagoga attaccata:
"Non c'è più un antisemitismo a livello statale, come in epoca
sovietica, ma assistiamo a una grande libertà d'azione per i gruppi
antisemiti in Russia".
Un sondaggio dell'anno scorso condotto dal Pew Research Center for the
People and the Press on global attitudes towards Muslims, Jews, and
Christians, indicava la Russia come il paese più antisemita tra quelli a
maggioranza cristiana(1): oltre il 51% degli intervistati si era detto
contrario agli ebrei. Nel suo rapporto annuale lo Stephen Roth Institute
dell'Università di Tel Aviv ha accusato nel maggio scorso Russia,
Ucraina e Bielorussia di non fare abbastanza per combattere
l'antisemitismo. Secondo lo studio, le autorità di questi paesi tendono a
classificare come semplici "hooligans" o "terroristi"
i responsabili di aggressioni fisiche o atti vandalici contro ebrei, senza
citare l'antisemitismo tra i moventi.
A gennaio scorso 19 parlamentari russi, insieme a 500 accademici e
intellettuali, avevano firmato una lettera aperta, per chiedere al governo
di chiudere tutte le organizzazioni ebree nel paese. Nella lettera si
definiva il "giudaismo una religione satanica che chiede ai suoi
adepti di sacrificare bambini cristiani e bere il loro sangue".
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[Fonte: AsiaNews - 13 dicembre 2006]
(1) È appena il caso di sottolineare l'assoluta non
correlazione tra il fatto che la Russia sia un Paese a maggioranza
cristiana ed il fenomeno dell'antisemitismo che la connota, tenendo conto
che qualunque fenomeno di stampo 'razzista' non può aver nulla a che
vedere con il vero cristianesimo [ndr]