GIOVANNI
PAOLO II E BENEDETTO XVI, DUE PAPI NEL SOLCO DI UN FORTE DIALOGO CON
L’EBRAISMO:
IL RABBINO CAPO EMERITO DI ROMA, CHE HA FESTEGGIATO 90 ANNI,
FA
IL PUNTO SUI RAPPORTI CON LA CHIESA CATTOLICA
-
Intervista con Elio Toaff -
“L’attuale
suo genetliaco diventa occasione per rinnovare l’impegno a continuare il
dialogo tra noi, guardando con fiducia al futuro”. Si conclude con questa
frase il messaggio con il quale Benedetto XVI si è congratulato con il
rabbino capo emerito di Roma, Elio Toaff, per i suoi 90 anni, compiuti
domenica scorsa. Un messaggio che è stato molto gradito, come spiega lo
stesso Toaff nell’intervista di Fabio Colagrande:
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R.
– È stata per me una grande soddisfazione. Mi sono sentito veramente molto
gratificato da queste espressioni.
D.
– Domenica scorsa, c’è stata una festa molto bella per la celebrazione
dei suoi 90 anni. Era presente anche una folta delegazione da parte della
Santa Sede. Un avvenimento in qualche modo storico, che segna la forte
evoluzione del dialogo tra la Chiesa cattolica e la comunità ebraica…
R.
– Sì, è qualcosa cui tenevo molto, cioè che si approfondissero questi
rapporti in maniera che tutti quelli che erano stati gli inciampi del passato
fossero del tutto superati.
D.
– Questo segno positivo del cambiamento può in qualche modo segnare il
futuro?
R.
– Nel passato, come ho detto, ci sono state grandi incomprensioni. Ma ora,
posso dire, ciò è superato quasi completamente …
D.
– Benedetto XVI ricorda con gioia l’abbraccio con il quale lei ha accolto
nella Sinagoga di Roma Giovanni Paolo II, il 13 aprile 1986. In questo suo 90°
compleanno io credo che lei sia tornato con la memoria a quella giornata…
R.
– Certamente. E’ stato un episodio che ha cancellato tante di quelle
incomprensioni. Ricordo che quando il Papa mi è venuto incontro e mi ha
abbracciato, per me è stato un qualcosa di veramente inaspettato, che mi ha
anche dato l’impressione che fosse nata una nuova era dei rapporti fra
ebraismo e cristianesimo.
D.
– Prof. Toaff, uno dei primi atti ufficiali di Benedetto XVI è stato un
messaggio rivolto alla comunità ebraica di Roma. E’ stato un segno molto
forte anche quello…
R.
– Certamente ed è stato molto apprezzato. Il che vuol dire che anche il
nuovo Papa è nella scia dell’insegnamento venuto da Giovanni Paolo II.
D.
– Vedere oggi le religioni in qualche modo unite nelle intenzioni per la
pace, per la giustizia, può aprire veramente una nuova era?
R.
– Direi di sì, se tutti fossero ben disposti a realizzare questo fine, che
veramente porterebbe un gran beneficio all’umanità intera.
D.
– Lei ha detto che lo spirito non invecchia mai. Come si fa, però, a non
far invecchiare lo spirito? C’è una ricetta?
R.
– No, non c’è una ricetta, bisogna soltanto crederci.
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[Fonte:
Radio Vaticana del 10 maggio 2005]