“Abbiamo
riflettuto insieme sui problemi della giustizia e della pace nelle
nostre regioni”, dichiarano i vescovi degli Stati nordafricani e
del mondo arabo, ed abbiamo capito che “tutti i nostri Paesi sono
minacciati dall’instabilità nel Medio Oriente che pesa sulla pace
nel mondo intero”. “La
situazione dura da anni e necessita oggi, più che mai, di
un’azione che ponga fine alla sofferenza di tutti gli abitanti di
questa Terra, Ebrei, Cristiani e Musulmani”, divenuti
“egualmente incapaci” di sanare il conflitto, “prigionieri di
un ciclo di violenza crudele e irrazionale”. “I due popoli,
palestinesi e israeliani, sono sul punto di morire – ammoniscono i
presuli - i forti come i deboli, i violenti come coloro che
aspettano con pazienza una soluzione pacifica”.
Ascoltiamo
allora, con quale spirito, la comunità cristiana in Terra Santa si
accinge a vivere questo Natale denso di attese. Fabio Colagrande ha
contattato stamane il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista
Pizzaballa:
R.
– Quest’anno per noi, qui, per la comunità cristiana c’è
un’attesa particolare: l’attesa del ritorno della festa dopo
tanti anni difficili. Ci auguriamo – almeno le prospettive sono
positive – che i pellegrini, i turisti possano tornare abbondanti
come erano una volta per riportare qui in Terra Santa quel clima di
festa di cui abbiamo tanto bisogno.
D.
– Parliamo del processo di pace tra israeliani e palestinesi. Le
elezioni presidenziali palestinesi del 9 gennaio, primo banco di
prova del dopo-Arafat, e poi la grande scommessa del premier
israeliano Sharon che vuole formare un governo di unità nazionale
pur di procedere allo sgombero dei coloni dai Territori e creare così
le condizioni per la pace: sono due fatti che, in qualche modo,
fanno intravedere – secondo lei – qualche spiraglio per la Terra
Santa?
R.
– Assolutamente sì. In questi ultimi mesi si respira qui in Terra
Santa un clima diverso, un clima nuovo, di attesa: non soltanto
l’attesa per il Natale, anche l’attesa per i cambiamenti
politici che si vedono, si intravedono all’orizzonte. Già da
diversi anni, non si parlava più di prospettive, di cambiamenti, di
idee, di visioni, di strategie ... Ecco, adesso finalmente si è
ricominciato e questo lascia molto sperare e crea anche
un’atmosfera psicologica nuova tra la popolazione. Gli aspetti
politici che lei ha evidenziato sono molto importanti: la scelta
della nuova leadership palestinese è un banco di prova molto
importante così come pure la formazione di un nuovo governo di unità
nazionale. Questi due elementi sono anche i due esami per vedere se
queste aspettative avranno veramente un corso oppure si bloccheranno
nuovamente. I ‘segni’ che noi abbiamo ricevuto e anche
l’impressione generale è che siamo avviati sulla strada buona.
D.
– Sarà anche il primo Natale senza Yasser Arafat: la sua presenza
alla Natività nella notte di Natale era una tradizione. Come verrà
vissuto questo momento, quest’anno?
R.
– Adesso abbiamo avuto la conferma: verranno l’attuale chairman
dell’Autorità Palestinese, Rahwi Fattuh, insieme ad Abu Mazen e
ad Abu Ala: sono benvenuti, come sono sempre benvenute le autorità
civili perché dobbiamo accettare che la Messa di Mezzanotte è
anche un evento civile. Cercheremo di fare in modo che siano accolti
bene preservando, per quanto possibile, lo spirito di preghiera e di
sacralità come il luogo e la liturgia richiedono.
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[Fonte:
Radio Vaticana 22 dicembre 2004]