Le attese della Comunità cristiana in questo Natale 2004
Intervista con padre Pierbattista Pizzaballa a Radio Vaticana
 

L’instabilità nel Medio Oriente compromette la pace nel mondo intero: a parlare sono i vescovi della Regione del Nord Africa e i vescovi latini delle Regioni arabe che hanno invitato i fedeli di ogni Paese a celebrare oggi una Giornata di digiuno e di preghiera per la pace e la riconciliazione tra Palestinesi e Israeliani. 

“Abbiamo riflettuto insieme sui problemi della giustizia e della pace nelle nostre regioni”, dichiarano i vescovi degli Stati nordafricani e del mondo arabo, ed abbiamo capito che “tutti i nostri Paesi sono minacciati dall’instabilità nel Medio Oriente che pesa sulla pace nel mondo intero”. “La situazione dura da anni e necessita oggi, più che mai, di un’azione che ponga fine alla sofferenza di tutti gli abitanti di questa Terra, Ebrei, Cristiani e Musulmani”, divenuti “egualmente incapaci” di sanare il conflitto, “prigionieri di un ciclo di violenza crudele e irrazionale”. “I due popoli, palestinesi e israeliani, sono sul punto di morire – ammoniscono i presuli - i forti come i deboli, i violenti come coloro che aspettano con pazienza una soluzione pacifica”.

Ascoltiamo allora, con quale spirito, la comunità cristiana in Terra Santa si accinge a vivere questo Natale denso di attese. Fabio Colagrande ha contattato stamane il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:

R. – Quest’anno per noi, qui, per la comunità cristiana c’è un’attesa particolare: l’attesa del ritorno della festa dopo tanti anni difficili. Ci auguriamo – almeno le prospettive sono positive – che i pellegrini, i turisti possano tornare abbondanti come erano una volta per riportare qui in Terra Santa quel clima di festa di cui abbiamo tanto bisogno.

D. – Parliamo del processo di pace tra israeliani e palestinesi. Le elezioni presidenziali palestinesi del 9 gennaio, primo banco di prova del dopo-Arafat, e poi la grande scommessa del premier israeliano Sharon che vuole formare un governo di unità nazionale pur di procedere allo sgombero dei coloni dai Territori e creare così le condizioni per la pace: sono due fatti che, in qualche modo, fanno intravedere – secondo lei – qualche spiraglio per la Terra Santa?

R. – Assolutamente sì. In questi ultimi mesi si respira qui in Terra Santa un clima diverso, un clima nuovo, di attesa: non soltanto l’attesa per il Natale, anche l’attesa per i cambiamenti politici che si vedono, si intravedono all’orizzonte. Già da diversi anni, non si parlava più di prospettive, di cambiamenti, di idee, di visioni, di strategie ... Ecco, adesso finalmente si è ricominciato e questo lascia molto sperare e crea anche un’atmosfera psicologica nuova tra la popolazione. Gli aspetti politici che lei ha evidenziato sono molto importanti: la scelta della nuova leadership palestinese è un banco di prova molto importante così come pure la formazione di un nuovo governo di unità nazionale. Questi due elementi sono anche i due esami per vedere se queste aspettative avranno veramente un corso oppure si bloccheranno nuovamente. I ‘segni’ che noi abbiamo ricevuto e anche l’impressione generale è che siamo avviati sulla strada buona.

D. – Sarà anche il primo Natale senza Yasser Arafat: la sua presenza alla Natività nella notte di Natale era una tradizione. Come verrà vissuto questo momento, quest’anno?

R. – Adesso abbiamo avuto la conferma: verranno l’attuale chairman dell’Autorità Palestinese, Rahwi Fattuh, insieme ad Abu Mazen e ad Abu Ala: sono benvenuti, come sono sempre benvenute le autorità civili perché dobbiamo accettare che la Messa di Mezzanotte è anche un evento civile. Cercheremo di fare in modo che siano accolti bene preservando, per quanto possibile, lo spirito di preghiera e di sacralità come il luogo e la liturgia richiedono.
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[Fonte: Radio Vaticana 22 dicembre 2004]

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