Appello episcopale alla pace con giustizia in Terra
Santa
Gerusalemme, 19 gennaio 2006
Pubblichiamo il
comunicato emesso al termine della riunione del
Coordinamento delle Conferenze Episcopali a Sostegno della Chiesa in Terra
Santa e dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa.
Al termine della riunione dei Vescovi del
mondo con gli ordinari dei luoghi santi
Un appello alla pace con
giustizia per tutti i popoli e per le tre fedi della Terra Santa è stato
emesso oggi dai Vescovi cattolici. I Vescovi del Coordinamento delle
Conferenze Episcopali a Sostegno della Chiesa in Terra Santa hanno
lanciato questo appello al termine di una visita pastorale, ospitata dall’Assemblea
degli Ordinari Cattolici di Terra Santa. Il Coordinamento è un’espressione
del sostegno della Chiesa universale alla Chiesa locale.
Come Vescovi cattolici siamo venuti in Terra Santa per essere in comunione
e solidarietà con il popolo e con i Vescovi della Madre Chiesa mentre
camminiamo con loro sul sentiero che porta alla pace, alla giustizia e
alla riconciliazione.
Siamo profondamente grati all’Assemblea degli Ordinari Cattolici di
Terra Santa per aver ospitato la nostra visita. Siamo venuti come
pellegrini in preghiera, pregando per il benessere della Chiesa e di tutti
i popoli in Terra Santa.
La visita è stata la sesta per il Coordinamento delle Conferenze
Episcopali a Sostegno della Chiesa in Terra Santa. Il Coordinamento
rappresenta il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, la
Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea e le
Conferenze Episcopali di Austria, Canada, Inghilterra e Galles, Francia,
Germania, Italia, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti d’America.
Ancora una volta abbiamo testimoniato la vibrante fede della Chiesa nell’adorazione
e nel servizio ai popoli attraverso molte istituzioni della Chiesa.
Abbiamo preso parte alla sfilata dei bambini e alla celebrazione
natalizia. Molti studenti hanno viaggiato per lunghe ore attraverso i check-point
per venire a Betlemme per la prima volta.
Abbiamo incontrato i giovani a Ramallah e abbiamo appreso del loro lavoro.
Abbiamo anche celebrato la Messa e visitato i cattolici di lingua ebraica
e le parrocchie ad Aboud, Nablus, Ramallah, Taybeh, Betlemme e Gerusalemme.
Abbiamo pregato insieme e ascoltato le testimonianze della gente del luogo
e dei Vescovi che hanno condiviso le battaglie della Chiesa in una realtà
politica e sociale difficile.
Come pastori, esortiamo nuovamente i fedeli nelle nostre Nazioni a
ricordare la Chiesa in Terra Santa nella preghiera, a venire qui in
pellegrinaggio, a sostenere generosamente le istituzioni locali della
Chiesa e a promuovere iniziative per portare pace e giustizia a tutti i
popoli di Terra Santa. Papa Benedetto XVI ha parlato della missione di
pace della Chiesa nel suo discorso al corpo diplomatico all’inizio di
questo mese.
Ripetiamo l’ammonizione del Santo Padre sulla Terra Santa: “Lo Stato d’Israele
deve poter sussistere pacificamente in conformità alle norme del diritto
internazionale; in essa, parimenti, il Popolo palestinese deve poter
sviluppare serenamente le proprie istituzioni democratiche per un avvenire
libero e prospero”.
Le nostre preoccupazioni pastorali per la Chiesa locale ci portano a
condividere i timori e le sofferenze così come le gioie e le speranze
della gente. Riconosciamo il legittimo diritto di Israele a prendere le
misure di sicurezza appropriate, ma tutte queste misure dovrebbero
salvaguardare la dignità, i diritti umani, la terra e l’acqua del
popolo palestinese. Siamo stati testimoni della difficoltà e della
povertà sofferte dai Palestinesi come risultato diretto dei check-point
e del muro che compromettono lo sviluppo economico e la libertà di
movimento. La sicurezza di Israele è legata alla giustizia per i
Palestinesi.
Non difendiamo un potere politico, ma lanciamo un appello morale alle
autorità pubbliche affinché lavorino per una pace giusta. Prendendo in
prestito l’immagine usata da Papa Giovanni Paolo II, dobbiamo costruire
insieme ponti e non muri. Dobbiamo lavorare per una pace giusta che
riconosca i diritti umani di tutti: sicurezza per Israele; libertà per i
Palestinesi; due Stati possibili e tre fedi che vivono fianco a fianco in
pace.
Incoraggeremo le nostre rispettive comunità e i nostri Governi ad aiutare
a raggiungere una giusta risoluzione del conflitto, di modo che ogni
individuo in Terra Santa possa vivere in dignità e realizzare il proprio
potenziale umano. Per la prima volta il nostro Coordinamento ha visitato
il Regno Hashimita della Giordania. Abbiamo incontrato Re Abdullah II di
Giordania. Abbiamo discusso dell’importanza della presenza cristiana in
Terra Santa, della speranza di una pace giusta e del suo invito a lavorare
insieme. Abbiamo celebrato l’Eucaristia in una parrocchia a Madaba,
visitato i luoghi santi in Giordania e imparato i molti modi in cui la
Chiesa cattolica serve sia i musulmani che i cristiani in Giordania,
soprattutto nei settori dell’istruzione e della salute.
La vitalità della Chiesa cattolica in Giordania testimonia l’importanza
della sicurezza, della stabilità e del rispetto per i diritti umani e la
libertà religiosa. Il nostro pellegrinaggio ci ha portato sulla sommità
del Monte Nebo, da cui Mosè ha visto la Terra Promessa, una terra per cui
preghiamo per la promessa di pace. Da lì abbiamo visitato il sito
battesimale di Gesù a Betania oltre il Giordano, dove siamo stati
ispirati dalla presenza di migliaia di pellegrini ortodossi.
La nostra preghiera è che le acque della giustizia scorrano su questa
Terra. La difficile situazione in Terra Santa non ci porta ad essere
ottimisti, ma la nostra fede e i nostri incontri con i giovani ci fanno
sperare in un nuovo inizio. Preghiamo perché la Madre Chiesa fiorisca e
perché fiorisca la pace con giustizia per tutti i popoli e per le tre
fedi di questa Terra che chiamiamo Santa.
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[Fonte: Zenit 20 gennaio 2006]
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