Il rabbino: incontro impensabile
settant'anni fa
Durante il
recente viaggio di Benedetto XVI a
Sydney, l’incontro con i rappresentanti
di altre religioni è stato aperto
dall'intervento del cardinale Pell, il
quale ha detto, tra l'altro, che "la
presenza qui oggi dei responsabili di
altre fedi è un riconoscimento del fatto
che la sapienza non si limita solo ai
cristiani, ma è propria di tutti i
credenti la cui fede può contribuire
alla nostra conoscenza di Dio e di noi
stessi".
Successivamente, il rabbino Jeremy Lawrence
della Grande sinagoga di Sydney, ha salutato il Papa affermando che "la
nostra è una comunità storica le cui origini risalgono alle persone che sono
arrivate a Sydney nel 1788 sulle prime navi. La nostra comunità ha goduto di
un'accettazione e di un'uguaglianza ininterrotta sin da quei primi giorni.
La nostra comunità è fiorita grazie alle opportunità che questo magnifico
Paese le ha concesso". Il rabbino ha poi ricordato che i suoi nonni sono
fuggiti da Berlino 70 anni fa e che il significato della sua partecipazione
a questo evento è legato alla loro memoria: "La mia prima reazione è stata
pensare che per loro, e per la loro generazione, un incontro come quello di
oggi sarebbe stato inconcepibile, sarebbe stato oltre ogni immaginazione.
Quindi ci troviamo qui oggi in un mondo differente, sotto questo aspetto, in
un mondo migliore. Si tratta di un mondo che è stato arricchito e migliorato
in gran parte grazie agli sforzi e alle iniziative portate avanti da lei e
dai suoi degni predecessori in Vaticano. Ricordiamo, in particolare,
l'umanità e la saggezza di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II.
Riflettiamo sulla pietra miliare di
Nostra aetate, della quale, nell'ottobre 2005, abbiamo celebrato il 40°
anniversario nella mia sinagoga, la Grande Sinagoga".
Sottolineando che, grazie a questi incontri, gli
aspetti positivi della fede possono essere messi in luce, il rabbino ha
espresso "le nostre preoccupazioni comuni per l'ambiente, per la
preservazione del nostro clima e della biodiversità, il nostro rispetto
reverenziale per la santità della vita, per la dignità dell'umanità fra le
pareti domestiche e sul posto di lavoro, per la giustizia sociale, la
libertà dall'oppressione, dalla discriminazione o dalla persecuzione. Le
nostre fedi ci insegnano che siamo tutti figli di un unico corpo plasmato a
immagine di Dio".
[...]
(©L'Osservatore Romano - 19 luglio 2008)