Ritratto appassionato di sr. Rose Thering,
pioniera del dialogo ebraico-cristiano e della lotta all’antisemitismo.
Questo articolo è stato pubblicato sul sito interneti dlel'agenzia di
stampa ebraica statunitense “JTA” (“Jewish Telegraphic Agency”). Titolo
originale: “Sister Rose Thering remembered for the fight against
anti-semitism”
Ho incontrato la prima volta suor Rose
Thering, morta il 6 maggio a 85 anni, 20 anni fa. Suora domenicana,
secondo un comunicato stampa che ci era giunto, avrebbe dovuto tenere una
relazione presso una organizzazione ebraica. All'epoca non sapevo
nient'altro di lei, né che da una vita lottava contro l'antisemitismo,
né che era una partigiana dei superstiti dell'Olocausto, e neppure che
solidarizzava con gli ebrei oppressi dell'Unione Sovietica.
Una suora che parlava agli ebrei? Era interessante, insolito abbastanza
per farla apparire in prima pagina sul Jewish Standard. Non certo una foto
grande e colorata, non come le prime pagine che vediamo oggi. Era una
piccola foto in bianco e nero formato fototessera, in un angolo sotto una
colonna.
Un messaggio ci attendeva nella segreteria telefonica il giorno dopo. Una
voce di donna diceva: "Se mettete ancora una volta una suora in prima
pagina, vi facciamo chiudere". Naturalmente, abbiamo messo quella
foto tutte le volte che ne abbiamo avuto la possibilità, anche se non
più in prima pagina.
Alcuni anni dopo, quando cominciai a scrivere articoli da free lance sulla
religione per The Record, decisi di inaugurare la serie con un pezzo su
suor Rose. La chiamai per un'intervista e mi concesse il piacere di
incontrarla. Si rivelò un piacere inaspettato. Tutto ciò che la
riguardava era inaspettato.
"Shalom, Shalom", iniziava il suo messaggio nella segreteria
telefonica. Era appena prima dello Yom Hashoah, ed era difficile trovarla.
Era in giro per conferenze sui mali dell'Olocausto e sulle lezioni che ne
potevano essere tratte.
Alla fine, ci accordammo per incontrarci e le portai dei fiori. Non mi
sembrava giusto andarla a trovare a mani vuote, dal momento che lei aveva
fatto tanto per noi, per tutti noi.
Era una donna piccola, in jeans e sandali in un momento in cui le suore
avevano per fortuna abbandonato i loro pesanti abiti neri ma erano ancora
propense ad indossare un abbigliamento tradizionale. E i suoi capelli
rossi ovviamente erano tinti. Era una totale sorpresa ed una totale
delizia.
Dappertutto nel suo appartamento di Essex County vi erano oggetti
artigianali di Israele e immagini di Israele, che aveva visitato, nel
corso della sua vita, più di 90 volte, in alcuni casi alla guida di
missioni ebraiche o ebraico-cristiane.
Erano doni di ammiratori noti e sconosciuti. L'arazzo di Gerusalemme sul
muro del suo soggiorno, per esempio, era dono di Golda Meir.
Riconoscimenti per l'attivismo di suor Rose nelle relazioni
ebraico-cristiane riempivano le superfici e ricoprivano intere pareti, e
questo accadeva nel 1993. Il suo lavoro, che cercava di capovolgere secoli
di "dottrina del disprezzo" (per usare la frase dello storico
francese Jules Isaac) da parte della Chiesa cattolica nei confronti degli
ebrei, continuò, anche dal suo letto di malata degli ultimi giorni, e
allo stesso modo continuarono ad arrivare i premi.
Gli apprezzamenti, in particolare delle organizzazioni ebraiche,
continuano ad arrivare. Molti di questi affermano la stessa cosa:
"Piangiamo la morte della nostra cara amica suor Rose"
(Congresso ebraico americano); "Suor Rose Thering, una affezionata
amica del popolo ebraico" (Comitato ebraico americano); "la
nostra cara amica e collega" (Lega anti-diffamazione).
Parlava in modo appassionato, quel giorno del 1993 e ogni giorno, sulle
distorsioni crudeli che aveva scoperto nel modo in cui la sua fede parlava
degli ebrei.
Il suo disprezzo per la dottrina del disprezzo nacque presto, mi disse
allora, "quando trovai all'interno dei libri della mia religione
elementi offensivi sugli ebrei e il giudaismo". Era cresciuta in una
parte del Wisconsin in cui non vi erano ebrei, e quindi chiese ai suoi
insegnanti: "Chi sono gli ebrei?". Loro le diedero la stessa
risposta dei libri: "gli ebrei hanno ucciso Cristo".
Entrò nell'ordine delle domenicane perché era un ordine con il carisma
dell’insegnamento, e alla fine ottenne un dottorato in educazione e
storia. La dottrina del disprezzo, mi disse, contribuì ad orrori come
l'Olocausto. Così l'Olocausto, centro della sua ricerca di dottorato,
diventò il fulcro della sua vita.
Copie della sua tesi, ultimata nel 1961 e poi pubblicata con il titolo
"Catechesi e pregiudizio", furono mandate alle case editrici con
osservazioni sulla "presentazione negativa degli insegnamenti degli
altri gruppi di fede" nei loro libri. Ed un estratto fu presentato al
Concilio Vaticano II, che si riunì dal 1962 al 1965, per mostrare, mi
disse, "che avevamo insegnamenti negativi sugli ebrei e il giudaismo
ed altri gruppi di fede".
"So che è stato d'aiuto", mi disse, ed io le credo.
"Quelle 15 righe in latino hanno trasformato per sempre le relazioni
negative che avevamo avuto con gli ebrei in una relazione positiva".
Le righe, nella dichiarazione sugli ebrei del documento del Vaticano II
"Nostra aetate", affermavano che la morte di Gesù non può
essere imputata a tutti gli ebrei dell'epoca, senza distinzione, né agli
ebrei di oggi. Gli ebrei non devono essere presentati come rifiutati o
maledetti da Dio. Anche lei ha contribuito a concepire questo programma di
studi sull'Olocausto.
Ma, ha aggiunto, "l'antisemitismo esiste ancora" ed appena due
anni fa ha ripetuto queste tristi parole in una conversazione telefonica
che tenemmo riguardo alla "Passione di Cristo" di Mel Gibson.
Lei non riusciva a respirare bene, e io sentivo che era molto malata, ma
sentivo anche che stava ancora combattendo la battaglia che era diventata
la causa della sua vita.
La sua passione personale – la storia della sua evoluzione da bambina
del Wisconsin in donna che sfida la dottrina cattolica – è stata
l'oggetto di un documentario candidato all'Oscar, "La passione di
suor Rose", diretto da Oren Jacoby.
Un commentatore di Internet che si fa chiamare Selectorshalom di Brooklyn
ha scritto, dopo aver visto il film al Tribeca Festival nel 2004, con suor
Rose presente: "mentre il conflitto del film, la lotta per cambiare
la dottrina ufficiale della Chiesa, è di massima attualità di fronte
alla popolarità della 'Passione' di Gibson, è suor Rose stessa che ruba
la scena. Questa anziana suora, che non è al meglio delle condizioni di
salute, ha più virulenza di un ragazzino skater che trangugia Redbull.
Anche se questo aspetto è accuratamente descritto nel film, è diventato
ancora più evidente durante il dibattito. Suor Rose ha sottratto il
microfono al regista e non glielo avrebbe più restituito. Rispondendo
alle domande del pubblico, ha anche pronunciato una gran quantità di
profezie e riflessioni sui temi dell'uguaglianza, della giustizia e della
lotta contro l'odio. Me ne sono andato da quella proiezione con un
rinnovato senso di ottimismo e con il pieno di carburante per la mia 'passione'!".
Nel 1992 la Seton Hall University a South Orange, dove suor Rose era
professore emerito, costituì il fondo Suor Rose Thering per gli studi
ebraico-cristiani. Secondo Catherine Memory, direttrice delle relazioni
con i media dell'Università, "il fondo parte dall'opera di
educazione interreligiosa di suor Rose fornendo assistenza agli insegnanti
negli studi ebraico-cristiani e sull'Olocausto, sviluppando risorse per i
programmi di studio, e presentando seminari per insegnanti nelle scuole
pubbliche, private e parrocchiali". Ha aggiunto che già più di 350
insegnanti e circa 150.000 studenti in tutto il New Jersey hanno
beneficiato finora del Fondo".
Monsignor Robert Sheeran, preside dell'Università, ha definito la morte
di suor Rose "una perdita immensa per tutti gli uomini e le donne che
cercano di forgiare un mondo di maggiore comprensione".
Alcuni di quegli uomini e di quelle donne l'avevano onorata in una
cerimonia a Washington proprio un anno fa. Conferendo a suor Rose il
premio interreligioso cardinal Bea della Lega anti diffamazione (Adl), il
direttore nazionale dell'Adl Abraham Foxman, ha detto: "La bellezza,
si dice, è negli occhi dell'osservatore. Negli occhi di questo
osservatore, suor Rose Thering è la persona più meravigliosa che io
conosca".
"La sua passione, la sua determinazione, la sua lotta per il bene e
la giustizia sono luci brillanti che ricacciano l'antisemitismo e la
negazione dell'Olocausto nel buio al quale appartengono". Possa la
memoria della nostra meravigliosa e cara amica essere una benedizione per
tutti.