Pio XII, Giovanni XXIII e i bambini ebrei 
salvati dalla Chiesa in Francia

Il 28 dicembre del 2004 il professor Alberto Melloni ha pubblicato un articolo sul Corriere della Sera dal titolo “Pio XII al nunzio Roncalli: non restituite i bimbi ebrei”, dove nel sottotitolo si parla di “una disposizione del Sant'Uffizio, datata 20 ottobre 1946 che “rivela nuovi aspetti di una vicenda dolorosa”.

L’articolo del Corriere prende le mosse da un documento inedito che Melloni avrebbe scovato in Francia, e di cui riporta dei passaggi tradotti dal francese, riguardante il comportamento che il clero di quel Paese avrebbe dovuto tenere nei confronti dei bambini ebrei salvati dall’Olocausto.

Il documento suddetto, anticipato dal Corriere, sarà inserito nel secondo tomo del quinto volume, la cui uscita è prevista per la fine del 2005, dell’ edizione nazionale dei diari e delle agende di lavoro di Giovanni XXIII curata dall’Istituto per le scienze religiose di Bologna (www.fscire.it), che conterà in totale sei volumi ordinati cronologicamente.

In una parte del servizio lo studioso sostiene che “al nunzio Roncalli” il Papa Pio XII avrebbe trasmesso, attraverso il Sant’Uffizio, “ordini agghiaccianti” e cioè non consegnare i bambini ebrei salvati se battezzati ad organizzazioni ebraiche e non riconsegnare i bambini ai genitori sopravvissuti, qualora fossero stati battezzati.

Nel servizio si afferma che, nonostante questo, “il futuro Giovanni XXIII disattese gli ordini giunti da Roma e favorì il ritorno a casa dei minori accolti nei conventi francesi”.

L’articolo ha destato un enorme scalpore, tanto che nei giorni a seguire il Corriere della Sera ha pubblicato quotidianamente nella pagina culturale, commenti e reazioni all’articolo di Melloni.

Amos Luzzatto, presidente della comunità ebraiche italiane, in un articolo pubblicato dal Corriere il 29 dicembre ha affermato “che vi saranno problemi nei rapporti con gli ebrei” qualora si procedesse alla beatificazione di Pio XII.

Daniel Goldhagen, sempre sul Corriere del 4 gennaio ha addirittura chiesto l’istituzione di una commissione internazionale di inchiesta per processare la Chiesa cattolica.

Alcuni storici sono intervenuti nel dibattito per constatare che l’articolo non faceva riferimento all’archivio da cui è stato preso il documento, né alla possibilità di confrontare la natura e la firma del documento in questione. Difatti, il documento non reca alcuna firma.

L’arcivescovo Loris Capovilla, segretario dell’allora Nunzio in Francia e poi Pontefice Giovanni XXIII, ha precisato sul quotidiano Avvenire del 4 gennaio che “l'atteggiamento della Chiesa francese e dello stesso Nunzio Roncalli fu univoco: salvare la vita a bambini inermi, metterli al sicuro presso famiglie cattoliche che li potessero accudire come figli propri, riconsegnare i piccoli alle famiglie di origine una volta che queste si fossero fatte avanti”.

“Quei bambini – ha continuato Capovilla – furono salvati da morte certa. Le famiglie gli trasmisero poi quello che per loro era il tesoro più caro, la fede cattolica, ma senza costrizioni. […] A guerra finita, risultò poi altrettanto naturale vagliare le situazioni caso per caso prestando la massima attenzione a chi bussava alla porta per reclamare i bambini: Quelle famiglie cosa dovevano fare? Consegnare bimbi allevati insieme ai loro figli ai primi che si presentavano? La Chiesa non fece altro che consigliare una regola di prudenza, e vigilare a tutela dei piccoli”.

Capovilla afferma di non essere a conoscenza di nessun caso in cui ad un bambino ebreo sia stato impedito di conoscere e riabbracciare la propria famiglia naturale.

Con un intervento apparso sempre sull’ Avvenire del 4 gennaio lo storico Giovanni Sale, SI, della Pontificia Università Gregoriana, ha sottolineato che “definire Pacelli antisemita, porlo in contrasto con Roncalli e pretendere una commissione sulle presunte non restituzioni dei bimbi israeliti è una provocazione che falsa anche la verità storica”.

In merito alle accuse di Goldhagen su un presunto antisemitismo di Pio XII e della Chiesa cattolica, Sale sottolinea che “l'essenza vera dell'antisemitismo moderno, quello professato da Hitler e dai fascismi del XX secolo [...] non si basava su teorie religiose (come l'antigiudaismo cristiano), ma su principi eugenetico-biologici, che consideravano la razza ariana quella superiore e dominante”.

“Chi conosce la teologia cristiana sa che la Chiesa cattolica non approvò mai tali teorie, che furono all'origine dell'Olocausto, anzi in diversi e solenni documenti pontifici esse furono apertamente condannate, nonostante le minacce di Hitler contro la Chiesa in Germania”, ha proseguito Sale.
[Ricordiamo innanzitutto l'Enciclica Mit brennenden sorge di Pio XI (ndR]

D’accordo con lo storico gesuita anche il professor Giorgio Rumi, ordinario di "Storia contemporanea" presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università statale di Milano, che sul Corriere della Sera del 6 gennaio ha parlato di “inquisizione anticattolica”, paventando che la direttiva vaticana sui bambini ebrei battezzati rischi di “scatenare un uso giudiziario della storia”.

Andrea Riccardi, Docente di Storia del Cristianesimo presso la III Università di Roma, ha parlato di “una operazione dai tratti Oscuri”. “Forse – ha scritto Riccardi in un editoriale pubblicato da Avvenire il 4 gennaio – bisognerebbe interrogarsi sui tratti di un'ossessione antipacelliana che rischia di confondere i contorni della storia e di criminalizzare questo Papa, mentre sfumano le vere responsabilità del dramma della Shoah”.

“C'è un uso di Pio XII infatti che va al di là della storia. O questi è diventato la figura simbolica di un ancien règime da abbattere ritualmente o lo si è reso un capro espiatorio dietro al quale nascondere il grado di insensibilità che ci fu nei confronti degli ebrei anche da parte di istituzioni e governi schierati contro i nazifascismi”, ha affermato Riccardi.

Anche gli storici ebrei Anna Foa e Michael Tagliacozzo hanno levato la propria voce contro gli errori contenuti nell’articolo di Melloni.

Il 2 gennaio la storica Anna Foa ripercorreva sulle pagine del Corriere della Sera il tema controverso del battesimo degli ebrei, mettendo in luce la correttezza della Chiesa, da Gregorio Magno a Karol Wojtyla.

Il 4 gennaio Michael Tagliacozzo sulle pagine di Avvenire ha scritto: “Pio XII rapitore di bambini? Ma piantiamola con queste sciocchezze!”.

Michael Tagliacozzo, considerato la massima autorità per quanto riguarda le vicende della comunità ebraica nella capitale durante l'occupazione nazista, ha raccontato di aver trovato rifugio in Laterano, dove ebbe modo di frequentare, tra gli altri, il futuro cardinale Pietro Palazzini, che nel dicembre dello stesso 1943 gli disse: “Non si è riusciti a nulla”. “Intendeva che, nonostante gli sforzi del Papa, non era stato possibile salvare gli ebrei di Roma. Non tutti almeno”, ha spiegato.

In merito ai bambini accolti dalle famiglie romane Tagliacozzo ha ribadito che “furono restituiti ai parenti appena possibile. Già durante la guerra alcune associazioni ebraiche e anche i volontari palestinesi che combattevano con gli Alleati setacciarono gli istituti religiosi romani alla ricerca di bambini ebrei che vi fossero trattenuti. Non li trovarono, semplicemente perché non ce n'erano”.

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[Fonte: Zenit.org - 9 gennaio 2005]

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