Cari Fratelli nell'Episcopato e
nel Sacerdozio!
Come vi è stato già anticipato nella lettera di invito, l'incontro di oggi
vuole ribadire, una volta di più, l'interesse e la preoccupazione con cui la
Santa Sede segue la situazione in Terra Santa, condividendo, attraverso una
particolare spirituale vicinanza, il dramma di quelle popolazioni, da lungo
tempo duramente provate da atti di violenza e di discriminazione. Esso vuole
altresì testimoniare la sollecitudine di tutta la Chiesa per i cristiani
in Terra Santa, in particolare per la comunità cattolica, come anche manifestare il comune impegno per la continuità della sua millenaria presenza
in quella regione ed offrire il proprio contributo per la giustizia e la
riconciliazione tra quanti in quei luoghi hanno le radici della propria fede.
Purtroppo, ci troviamo riuniti in
un momento che non esito a definire "drammatico", sia per le
popolazioni che abitano quelle care regioni, sia per i nostri Fratelli nella
fede. Questi, infatti, sembrano schiacciati dal peso di due diversi estremismi
che, indipendentemente dalle ragioni che li alimentano, stanno sfigurando il
volto della Terra Santa.
In occasione dell'inizio del
Grande Giubileo dell'Anno 2000, i Patriarchi ed i Responsabili delle Comunità
cristiane di Terra Santa hanno lanciato ai loro fedeli ed ai cristiani del mondo
intero un messaggio di fede, di speranza e di carità; un messaggio spirituale
che, dalla grotta di Betlemme, con coraggio e determinazione, invitava tutti gli
abitanti della Terra Santa e del mondo intero a vivere nella giustizia e nella
pace.
Come avremmo voluto che questo
messaggio fosse prontamente ascoltato e realizzato! Come avremmo voluto che non
ci fosse più stato bisogno di ripeterlo! Come avremmo voluto vedere i nostri
Fratelli ebrei e musulmani camminare insieme a noi in un solidale patto di amore
per restituire alla Terra Santa il suo vero volto di "crocevia di
pace" e di "terra della pace".
A voi, cari Fratelli
nell'Episcopato di Terra Santa, spetta il gravoso compito di continuare ad
essere testimoni della presenza dell'amore di Dio in quelle terre e portatori
del suo messaggio in ambienti a maggioranza islamica od ebraica.
Nel vostro messaggio in occasione
dell'inizio dell'Anno Giubilare (4 dicembre 1999), nel sottolineare che la
vostra vocazione consiste nell’"essere cristiani in Terra Santa e non in
un altro paese del mondo", avete invitato tutti a non lasciarsi vincere
dalla paura e a non perdere la speranza davanti alle difficoltà: "Devant
tout problème - si legge nel vostro toccante indirizzo - restons fermes avec la
force de l'Esprit de Dieu et celle de son amour... La vie au troisième millénaire
exige de nous une réflexion profonde et une plus grande conscience de notre
identité et de notre mission, afin d'accepter ce que Dieu veut pour nous
aujourd'hui et demain dans notre Terre Sainte".
Anche oggi, come feci
nell'incontro con voi ad Amman, il 21 marzo del 2000, vi invito ad avere fiducia
nel Signore, a rimanere uniti a Lui nella preghiera, affinché Egli, vostra
Luce, vi aiuti a guidare il gregge affidatovi.
La presenza, qui tra noi, di
alcuni Confratelli in rappresentanza dell'Episcopato del mondo intero,
testimonia che, in questo vostro difficile compito, non siete soli: la Chiesa
intera è con voi. La Chiesa tutta condivide le vostre preoccupazioni, sostiene
i vostri sforzi quotidiani, è vicina alle sofferenze dei vostri fedeli e,
attraverso la preghiera, mantiene viva la speranza. Sì, tutta la Chiesa, in
questo tempo di Avvento, grida: Vieni, Signore, a visitarci con la tua pace: la
Tua presenza ci riempie di gioia" (Is 38,3).