Ho difeso gli ebrei da musulmano
Magdi Allam, sul "Corriere della Sera" 4 novembre 2005

Il racconto della manifestazione e l'appello finale agli islamici


Sono stato la prima personalità musulmana d'Italia a intervenire a un'imponente manifestazione pubblica per difendere il diritto d'Israele all'esistenza. 

Mi rendo conto che ciò avrebbe potuto scatenare valutazioni logiche e reazioni emotive contrastanti. 

Ebbene, dal momento in cui ho preso la parola, ero consapevole che proprio il mio discorso avrebbe suscitato molte attese, sarebbe stato il più esaminato nei suoi contenuti e nello spirito che lo anima.

Da parte mia l'emozione c'era. Ed era tanta. È la prima volta che mi espongo al confronto e al giudizio diretto di migliaia di persone. Ma dentro ero tranquillo. Una solidità interiore in cui il fondamento etico del valore della sacralità della vita di tutti trova la sua più profonda manifestazione nel riconoscimento del diritto di Israele all'esistenza. Ecco perché ho esordito affermando: «Cari amici, non vi nascondo la mia emozione da cittadino italiano, musulmano, laico, nel testimoniare la mia difesa del diritto inequivocabile all'esistenza di Israele. Cari amici israeliani e ebrei, la vostra battaglia per il diritto di Israele all'esistenza è anche la mia battaglia per il diritto alla vita di tutti, compresi i palestinesi che aspirano legittimamente a un proprio Stato indipendente, compresi i troppi musulmani vittime del barbaro terrorismo di matrice islamica. Sul terreno del diritto alla vita, tutti noi giochiamo in casa. Ed è una battaglia di civiltà che vinceremo insieme».

Non sono un ingenuo. So bene che non è affatto usuale che dei musulmani partecipino a una manifestazione pubblica a difesa del diritto di Israele all'esistenza. Mentre osservavo decine di musulmani che affluivano nei pressi dell'Ambasciata iraniana a Roma, mi sono domandato se l'avrebbero fatto anche qualora non ci fosse stata l'inammissibile minaccia di morte dello Stato ebraico proferita dal presidente Ahmadinejad. Per i musulmani d'Italia è veramente una condivisione del diritto alla vita di Israele o è più una presa di distanza da un regime teocratico indifendibile che insegue follie di stampo nazista? Quando detti la mia adesione all'iniziativa patrocinata dal direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara, insieme a me compariva soltanto un altro musulmano, il giovane Khalid Chaouki, commentatore del settimanale News. Il giorno dopo riuscii a raccogliere l'adesione motivata di cinque-sei musulmani, tra cui Souad Sbai, presidente della Federazione delle associazioni marocchine in Italia, Ali Younis, medico anestesista di Pescara, Mario Scialoja, ex ambasciatore d'Italia convertito all'islam.

Escludendo a priori coloro che hanno pubblicamente negato il diritto all'esistenza di Israele, perlopiù sedicenti imam e musulmani di professione legati alle moschee, tra gli altri da me contattati prevaleva la paura. Paura di tradire l'islam e la causa palestinese. Perché Israele è il tabù per antonomasia tra i musulmani. Molti non stringerebbero la mano a un israeliano. Viene percepito come l'incarnazione del Male, dannato da Dio e maledetto dagli uomini.

Eppure ventiquattr'ore dopo sono rimasto sorpreso dal flusso di telefonate di musulmani che mi chiedevano spontaneamente di aderire alla manifestazione: «Magdi, noi siamo con te!». Sono esponenti della società civile, studenti, professionisti, commercianti, giornalisti, artisti, politici in nuce in seno alle amministrazioni locali. Un mondo vitale che viene perlopiù ignorato perché fuoriesce dallo stereotipo dell'homo islamicus, non portano il burqa o la barba lunga, non si prodigano in citazioni coraniche prima di esprimersi su qualsiasi tema. Compreso il diritto alla vita degli israeliani, degli americani, degli ebrei e dei cristiani. Ebbene sono questi musulmani che si percepiscono persone tra le persone, che credono nel valore della vita di tutti come un dono naturale e divino, che considerano la religione compatibile con la ragione, quelli che ieri sera hanno partecipato alla manifestazione per il diritto all'esistenza di Israele.

Ed è a questa maggioranza silenziosa di musulmani, che ha finalmente deciso di uscire allo scoperto, che ho dedicato il mio appello finale: «Oggi più che mai tutti coloro che sinceramente vogliono uno Stato per i palestinesi devono anzitutto sostenere senza se e senza ma il diritto di Israele all'esistenza. Oggi tutti coloro che sinceramente vogliono un mondo arabo e islamico libero e democratico devono anzitutto sostenere senza se e senza ma il diritto di Israele all'esistenza. Oggi più che mai tutti coloro che hanno a cuore una comune civiltà dell'uomo, dove trionfi il valore della sacralità della vita di tutti, devono sostenere senza se e senza ma il diritto di Israele all'esistenza» .

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