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Lanciare un appello ai
musulmani d'Italia affinché aderiscano a una manifestazione a
sostegno del diritto di Israele all'esistenza, va probabilmente
incontro a un'accusa di tradimento. Eppure, oggi più che mai,
bisogna farlo. In un'epoca di oscurantismo nichilista che ha
contagiato principalmente i musulmani, solo riconoscendo il diritto
di Israele all'esistenza si riscatterà il valore della vita propria
e altrui.
Cominciamo con l'ammettere che
molti musulmani d'Italia sono contrari al diritto di Israele
all'esistenza. E tra coloro che non lo sono, molti hanno paura delle
conseguenze a cui si esporrebbero qualora si esprimessero in
libertà. Paura. Tradimento. Di che? Della causa palestinese? Ma se
gli stessi palestinesi hanno riconosciuto il diritto di Israele
all'esistenza sin dal 1993 a Oslo. |
Dell'islam? Di quale islam? Quello
di bin Laden che massacra principalmente i musulmani in aggiunta ai non
musulmani in tutto il mondo? O quello dei Fratelli Musulmani che ha messo
le mani sulla gran parte delle moschee d'Italia strumentalizzando la
democrazia per diffondere un'ideologia integralista ed eversiva? Basta
rileggersi la secca risposta «No», alla domanda sul diritto di Israele
all'esistenza, perché «è uno stato coloniale nato da una pulizia
etnico-religiosa», data dal segretario nazionale dell'Ucoii (Unione delle
comunità e organizzazioni islamiche in Italia), il convertito Hamza
Roberto Piccardo, al settimanale Panorama il 22 settembre scorso.
Il più illuminato e coraggioso è
il giovane Khalid Chaouki, editorialista del settimanale News:
«Parteciperò alla fiaccolata di giovedì a Roma perché sono contrario
al leader iraniano che vorrebbe scatenare lo scontro di civiltà istigando
alla cancellazione di una presenza storica di Israele e degli ebrei. Oggi
non possiamo come musulmani d'Occidente restare inerti di fronte alle
minacce contro Israele e gli ebrei perché in questo modo disconosceremmo
il valore dell'Olocausto nella storia occidentale e che ha portato alla
nascita di Israele. Purtroppo questa consapevolezza manca tra molti
musulmani, specie dall'altra parte del Mediterraneo, dove si coltivano
tesi di rifiuto o negazioniste ».
Anche Souad Sbai, presidente della
Federazione delle associazioni marocchine in Italia, assicura che «noi ci
saremo alla manifestazione. Non abbiamo bisogno di provocazioni, bensì di
pace. Come marocchini abbiamo una consolidata convivenza con gli ebrei e
riconosciamo il diritto all'esistenza di Israele. Come italiani non
possiamo che schierarci dalla parte del diritto alla vita di tutti ».
Ali Younis, italiano di origine
libanese, medico anestesista all'ospedale di Pescara, afferma che
Ahmadinejad «è impazzito, sono 60 anni che facciamo la guerra e non
succederà mai che l'uno cancelli l'altro. Da sempre sostengo la tesi di
due stati per due popoli. Sono d'accordo per il diritto di Israele
all'esistenza come promotore della pace e dello Stato palestinese. Quindi
anch'io ci sarò alla manifestazione». Così come assicura che ci sarà
Mario Scialoja, ex ambasciatore d'Italia, convertito all'islam: «È
pazzesco ciò che ha detto il presidente iraniano. La soluzione è due
stati per due popoli». Avrei potuto raccogliere altre testimonianze su
questa falsariga. Ma lo dico con grande onestà: sono una minoranza i
musulmani che hanno la lucidità intellettuale e il coraggio umano di
riconoscere il diritto di Israele all'esistenza.
C'è tanta ignoranza e ancor più
forte è la paura. Ebbene sarebbe ora che si dicesse chiaramente che sono
proprio coloro che disconoscono il diritto di Israele all'esistenza a
essersi finora opposti alla nascita di uno Stato palestinese indipendente.
Così come avvenne nel 1948 quando, pur di impedire allo Stato ebraico di
vedere la luce, gli eserciti arabi finirono solo per impedire la
costituzione dello Stato palestinese previsto dalla risoluzione 181 dell'Onu
del 1947. E perché mai la Giordania, anziché annettersi la Cisgiordania
nel 1949 e l'Egitto anziché amministrare Gaza fino al 1967, non
consentirono che su quei territori nascesse uno Stato palestinese?
La verità è che fu solo grazie
alla lungimiranza e al coraggio di Rabin che, per la prima volta, i
palestinesi si sono concretamente incamminati verso la realizzazione di
uno Stato indipendente. E diciamo che se ciò finora non si è realizzato
lo si deve in gran parte al terrorismo di Hamas, della Jihad e di una
parte di Al Fatah che, pur di non riconoscere il diritto di Israele
all'esistenza, preferiscono non veder nascere uno Stato palestinese. C'è
un nesso evidente tra il riconoscimento del diritto di Israele
all'esistenza e l'accettazione del valore della vita propria e altrui. Per
tutto ciò oggi il vero discrimine tra civiltà e barbarie è il
riconoscimento del diritto di Israele all'esistenza.