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L'ambasciatore
di Israele: “Per la pace, una task force interreligiosa”
Sandro Magister, su www.chiesa 24
agosto 2006
Intervista col rappresentante di Gerusalemme
in Vaticano, Oded Ben-Hur: “Uno stato d'Israele che viva in sicurezza e in
pace con i vicini è l’unica garanzia per il futuro delle Chiese nel Medio Oriente.
Oded Ben-Hur è ambasciatore di
Israele presso la Santa Sede da tre anni. A metà luglio, appena scoppiata la
guerra in Libano, rimase molto male a sentire le prime dichiarazioni delle
autorità vaticane: “Erano tutte a senso unico, contro Israele. Il vero
aggressore, Hezbollah, non era nemmeno nominato. Poi, però, i giudizi si sono
fatti più equilibrati”.
D – Dal momento in cui Benedetto XVI ha cominciato a parlare in prima
persona?
R – Mi permetterei di dire che Benedetto XVI guarda a Israele con occhi
diversi, rispetto ad altri. Vede lo stato di Israele non come un errore della
storia, ma come il cuore del mondo ebraico, un cuore che è giusto batta a
Gerusalemme. Nello stesso tempo è un papa realista, consapevole del limitato
peso politico della Chiesa. Sa che la forza della Chiesa non è politica ma
morale. Ed è lì che più si spende. Il papa come grande educatore del mondo.
Che risveglia le coscienze, illumina il buio dell’ignoranza, identifica il
male là dove vince sul bene.
D – Il Medio Oriente è uno dei luoghi dove il male più dilaga.
R – E oggi forse la comunità internazionale se ne rende conto di più. Ciò
che è successo in Libano non è stata la rottura di una situazione di pace.
Prima di questa guerra là non c’era pace. In quel paese c’era un cancro di
nome Hezbollah, uno stato dentro lo stato, che teneva in ostaggio la popolazione
civile e ha combattuto una guerra facendosi scudo di questa popolazione. Ancor
oggi, dopo la tregua, Hezbollah dichiara che non considera affatto finita la
guerra e rifiuta di disarmarsi. E Hamas continua a tirare razzi Kassam sulle città
israeliane.
D – Ma sul disarmo di Hezbollah vi sono dubbi anche da parte di chi
dovrebbe applicare la risoluzione 1701 dell’Onu.
R – E questo è grave. È ridicolizzare la risoluzione. Proprio ora che il
mondo ha capito che dietro Hezbollah ci sono la Siria e soprattutto l’Iran,
che l'Iran vuole esportare la rivoluzione khomeinista e che con Israele è
l’intero Occidente sotto minaccia, disarmare Hezbollah è indispensabile.
Altrimenti tornerà quasi subito a far guerra. E in futuro c’è il serio
rischio che esso combatta con armi non convenzionali ma atomiche.
D – Questa guerra, intanto, Hezbollah dice d’averla vinta.
R – E invece non è così. Nemmeno Israele ha vinto. Ma ora c’è la
possibilità per lo stato del Libano di riprendere pienamente la sovranità
sull’intero suo territorio, con il controllo e il sostegno della comunità
internazionale. In Libano la pace è divenuta possibile. E anche la Chiesa potrà
fare la sua parte per consolidarla.
D – Che cosa si aspetta dalla Chiesa di Roma?
R – Molto. In Libano c’è una forte comunità cristiana che può far da
ponte per la pace. I pellegrini ai Luoghi Santi, quando affluiscono numerosi,
sono anch’essi un aiuto per le popolazioni locali. In più ho un’idea che ho
già proposto alle autorità vaticane: quella di creare una task force con
esponenti delle tre religioni, la cristiana, l’ebraica e la musulmana, che
percorrano i vari paesi del Medio Oriente per propagarvi un messaggio di
riconciliazione, per sensibilizzare e coinvolgere coloro che vogliono
sinceramente la pace e separarli dai gruppi estremisti e aggressivi.
D – Intanto, però, le minoranze cristiane che abitano il Medio Oriente
sono largamente ostili a Israele.
R – Ma hanno ancor più paura di Hezbollah e di Hamas. E fuggono da tutti gli
stati arabi: solo in Israele i cristiani crescono di numero. Il futuro dei
cristiani nella regione è intrecciato al futuro del nostro stato. Un Israele
che viva in sicurezza e in pace con i vicini è l’unica garanzia per le Chiese
del Medio Oriente.
D – E allora perché tanti ostacoli e rinvii, da parte di Israele,
nell’applicare gli accordi con la Santa Sede del 1994 sui Luoghi Santi, le
proprietà, il fisco?
R – Il nostro ministro degli esteri, la signora Tzipi Livni, ha incontrato lo
scorso aprile, in Vaticano, il suo omologo, l’arcivescovo Giovanni Lajolo. È
molto decisa a concludere il negoziato al più presto. I prossimi incontri tra
le due delegazioni si svolgeranno con rappresentanti di più alto livello,
rispetto alle volte precedenti. Nel 2007 speriamo vivamente di accogliere
Benedetto XVI in visita a Israele.
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