Un'iniziativa «senza precedenti». Per gettare le basi di una collaborazione «che non
viva solo delle parole scritte di una convenzione, ma che abbia risvolti davvero concreti». Un approccio
ambizioso, a livello accademico, ma che vuole aprire la strada a «una più profonda e diffusa conoscenza tra
cattolici ed ebrei», pronta a proiettarsi verso la realtà palestinese anche come «contributo indispensabile
alla pacificazione» della Terra Santa. È in questi termini che ieri mattina l'ambasciatore d'Israele Ben Hur
Oded e il rettore della pontificia Università Lateranense monsignor Rino Fisichella hanno spiegato ad il
significato della visita compiuta dall'1 al 4 giugno scorso in Israele dai rettori di quattro Università
pontificie: Fisichella, Imoda (Gregoriana), Fazio (Santa Croce) e Cavallotto (Urbaniana). Quattro giorni per
prendere contatto con la realtà dell'Università Hebrew di Gerusalemme, quella di Tel Haviv e la Bar Ilan, sempre
a Tel Aviv, durante i quali «è emersa la grande corrispondenza dei rispettivi obiettivi - ha sottolineato
Fisichella - Il desiderio comune è di fare qualcosa di veramente concreto, mettendo sul campo tutta la nostra
reciproca ricchezza culturale». Un cammino che, per volontà di entrambe le parti, vuole procedere speditamente.
Il passo successivo, già nel corso del prossimo anno accademico, sarà di restituire l'invito ai colleghi
israeliani e cercare al più presto di individuare «alcune tematiche condivise» su cui lavorino équipes miste
«anche per arrivare a pubblicazioni comuni». Iniziativa di solo interesse accademico? «No di certo - sostiene
Oded - Un lavoro del genere può e deve servire a diffondere una maggiore conoscenza reciproca tra cattolici ed
ebrei d'Israele. C'è ancora troppa ignoranza al riguardo. Storicamente questo distacco può essere giustificato,
ma è un abisso che va colmato». Una sfida grande. E dalle prospettive ancora più grandi: «Forse guardo troppo
in avanti - ammette l'ambasciatore - ma se riusciremo a progredire in questo cammino, l'estendersi di questa
conoscenza non potrà che giovare al progresso della road map verso la pace. Pensiamo solo a che cosa potrebbe
significare, in questo senso, per Israele e per l'Autorità palestinese, la ripresa e l'allargamento dei
pellegrinaggi». | home | | inizio pagina | |
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