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questa interessante e affascinante notizia. L'abbiamo ripresa con
l'intento di seguirne gli sviluppi.
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Ha suscitato le reazioni
sdegnate degli arabi palestinesi la recente notizia della possibile
scoperta, da parte dell’archeologa israeliana Eilat Mazar, dell’antico
palazzo del Re David a Gerusalemme.
Loro, gli arabi, si dichiarano
increduli e respingono categoricamente ogni rivendicazione storica ebraica
sulla città. Secondo quanto reso noto da un rapporto pubblicato dallo
Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, Eliat Mazar - che lavora per
l’università ebraica di Gerusalemme -, avrebbe scoperto una grande
costruzione pubblica risalente al X secolo a.C. |
La costruzione sarebbe
situata tra gli scavi condotti in quello che oggi è il villaggio di
Silwan, fuori dalle mura della città vecchia. La Mazar, nei suoi studi,
si sarebbe basata unicamente su testi tratti dalla Bibbia.
Accanto alla costruzione sono stati trovati pezzi di ceramica dei tempi di
David e di suo figlio Salomone e un sigillo ufficiale governativo
israelita appartenente a un personaggio citato nel libro del profeta
Geremia.
Alcuni studiosi - si legge nel rapporto pubblicato dallo Studium Biblicum
Franciscanum di Gerusalemme - “hanno espresso scetticismo sul fatto che
la costruzione fosse il palazzo del celebre Re guerriero, ma, stando al
New York Times, hanno riconosciuto che quello di Mazar in effetti sia
stato un ritrovamento raro ed importante”.
“L’accademia israeliana - continua il rapporto - segue di solito
l’esempio degli ambienti accademici internazionali nel considerare la
parola di Dio nient’altro che una raccolta di racconti fantasiosi e di
miti. Alcuni, tuttavia, hanno condiviso la ferma attenzione di Mazar al
racconto biblico e la fiducia nei sui confronti”. Gabriel Barkay, un
archeologo della Israel’s Bar-Ilan University, ha affermato che si
tratta di “una scoperta molto significativa, dato che di Gerusalemme,
come capitale del regno unito, si conosce ben poco”. “Questo - ha
detto ancora Barkay - è uno dei primi segni di saluto che riceviamo dalla
Gerusalemme di Davide e di Salomone, un periodo che ha giocato a
rimpiattino con gli archeologi nel secolo scorso”. Il professore Amihai
Mazar, collega di Eilat Mazar all’università ebraica e suo secondo
cugino, ha definito la scoperta “qualcosa di miracoloso”.
“La reazione più decisa - prosegue poi il rapporto dello Studium
Biblicum Franciscanum - è venuta da coloro che vorrebbero porre fine
all’autorità ebraica a Gerusalemme e riportare la città sotto la
giurisdizione islamica: gli arabi palestinesi”. Gli arabi palestinesi,
infatti, rifiutano qualsiasi collegamento storico o biblico fra gli ebrei
e la terra d’Israele. Secondo Hani Nur el-Din, professore di archeologia
presso l’università Al Quds, gli israeliani “cercano di collegare
qualsiasi cosa trovano alla narrazione biblica” tentando di
“inquadrare la prova storica in un contesto biblico”. Dal canto suo,
il Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Autorità Palestinese
ha definito il ritrovamento “privo di valore e di fondamento”,
asserendo che gli scavi erano soltanto un tentativo di giustificare quello
che viene definito “il colonialismo” ebraico a Gerusalemme. Nel corso
delle trattative di pace degli ultimi dieci anni, i capi dall’OLP hanno
sempre negato pubblicamente qualsiasi collegamento tra gli ebrei e il
luogo più santo del Giudaismo, il monte del Tempio, nonostante i muri di
sostegno, che attualmente sostengono la moschea di Al Aqsa e la Cupola
della Roccia, siano stati costruiti dal Re Erode per sostenere un tempio
ebraico che era stato ampliato secoli prima dell’avvento dell’Islam.
La costruzione del palazzo di David, edificato con materiali donati dal re
Hiram di Tiro, è descritta nel secondo capitolo del secondo libro di
Samuele.
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[Fonte: Il Velino 8 settembre 2005]