Nell’imminenza delle celebrazioni
pasquali, il pensiero di tutta la Chiesa va a Gerusalemme e agli altri luoghi
della Terra Santa che sono stati testimoni della redenzione cristiana. E torna
il ricordo di preghiera e di solidarietà per la comunità ecclesiale chiamata
anche ad annunciare oggi Cristo crocifisso e risorto in una regione che da lungo
tempo attende il dono urgente della pace. A tale scopo, ogni anno la
Congregazione per le Chiese orientali rivolge un appello alla cristianità
perché aiuti fattivamente le comunità cristiane di Terra Santa. Ma sul
significato di questo appello ecco cosa dice il cardinale prefetto del dicastero,
Sua Beatitudine Ignace Moussa I Daoud:
* * *
R. – È solo l’eco alla pressante
volontà espressa dai Pontefici Romani. Essi hanno disposto che nel Venerdì
Santo, mentre tutta la Chiesa contempla il volto del Cristo sofferente, non
mancassero il ricordo della preghiera e una “colletta di carità” per
sostenere le “pietre vive” che nei luoghi santi continuano a celebrare e a
vivere la fede cristiana. Ogni anno, pertanto, indirizzo all’inizio della
Quaresima una lettera a tutti i vescovi della Chiesa cattolica e ai nunzi
apostolici di tutto il mondo perché con generosità spirituale e materiale si
stringano attorno ai fratelli cattolici ed appartenenti alle altre Chiese e
comunità cristiane, i quali soffrono fortemente per la fedeltà a Cristo e alla
Chiesa, e sono tentati di abbandonare la terra natale per la perdurante mancanza
di pace.
D. – Quale è stato l’accento
specifico per il Venerdì Santo 2005?
R. – Ho voluto richiamare la visita che
nella ottava di Pasqua dello scorso anno ho avuto la grazie di compiere in
Israele e Palestina. Ho incontrato allora la comunità cattolica: quella latina
(raccolta attorno al Patriarca di Gerusalemme e alla Custodia di Terra Santa) e
quella degli altri riti orientali, che è pure molto vivace. Insieme ai pastori
e ai fedeli cattolici, ho condiviso momenti di preghiera e di fraternità con i
fratelli e le sorelle appartenenti ad altre Chiese e comunità cristiane. Ho
perciò partecipato questo ricordo, e l’impegno di speciale vicinanza maturato
in quel pellegrinaggio, alle Chiese del mondo intero. La Terra Santa deve
avvertire che il Papa è sempre vicino e coinvolge tutta la Chiesa in questo
abbraccio di solidarietà.
D. – Il suo augurio per la Terra Santa?
R. – Un augurio di pace; di quella pace
che porta il nome di Gesù Cristo, il quale come dice la scrittura “ha
abbattuto il muro della separazione, facendo dei due un solo popolo”! Parole
profetiche e di così forte attualità. E rinnovo con l’augurio la preghiera
piena di affetto perché cristiani, ebrei e musulmani nel reciproco rispetto
diano prova davanti al mondo che la fede nell’unico Dio non solo è possibile,
ma è portatrice di pace e prosperità alle sue creature.
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