In questo libro -
tradotto in italiano solo nel 1995, a quarantacinque anni dalla
prima edizione zurighese (1960) - Buber sviluppa tre motivi
strettamente concatenati. Anzitutto recupera l'«individualitą»
pił propria dell'Ebraismo e del Cristianesimo, riconducendola
rispettivamente al «genere di fede» della emuną e della pķstis
In secondo luogo si impegna a chiarire la «fede di Gesł»,
ossia il profilo storicamente attendibile di un'esperienza religiosa
che rappresenta il nucleo centrale della personalitą storica di
Gesł. Qui la religiositą dell'uomo di Nazareth č considerata come
l'apogeo della «fede dei profeti». In terzo luogo ci dą una
presentazione della fede ebraica (della emuną); essa si
impernia sulla presenza di Dio quale fuoco della
religiositą: č una presenza che non abolisce, ma potenzia lo
sforzo umano per la creazione del senso. Nel volume il discorso
buberiano č discusso da due angolature differenti. Nel Saggio
introduttivo Sergio Sorrentino lo accosta da una visuale filosofica,
sollecitando il lettore a comprendere il pensiero di Buber nella
profonditą delle sue implicazioni, non limitate semplicemente al
problema della relazione, e del dialogo, tra Ebraismo e
Cristianesimo. Nella Postfazione David Flusser mette in luce
l'approccio «apologetico» di Buber, che mira a riguadagnare
all'Ebraismo la figura di Gesł: anche se nel contempo evidenzia
l'eccesso della tesi buberiana, la quale, guardando alla pķstis
cristiana in controluce della emuną ebraica, fatalmente č
portata a una comprensione deformata della prima. |