“Siamo contenti che l'elezione del
nuovo Papa si sia svolta in tempi relativamente brevi”: è stato il
primo commento di Amos Luzzatto, presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche, alla notizia dell’avvenuta elezione del Cardinal Ratzinger al
Soglio Pontificio: “Ci auguriamo - ha aggiunto - che Benedetto XVI
continui nell'opera svolta dal suo predecessore nella promozione del
dialogo tra i popoli e le religioni e nel favorire le iniziative di pace”.
“Negli ultimi anni - prosegue - avevamo apprezzato le aperture che
Giovanni Paolo II aveva fatto nei confronti di tutte le confessioni
ritenute differenti da quella cattolica ma non per questo distanti dai
suoi pensieri e dalle sue riflessioni.
Riteniamo che il mondo, che è
percorso da tensioni e da rischi di contrapposizione, debba procedere
lungo questa linea e confidiamo che non solo il nuovo Papa ma anche le
altre autorità religiose e politiche insistano su questa via”. “Farei
un distinguo tra Ratzinger cardinale e il Ratzinger Papa. È chiaro che i
problemi da risolvere che aveva l'uno non sono gli stessi che avrà
l'altro” con questa cautela inizia anche un’intervista che Luzzatto ha
rilasciato al quotidiano l’Unità in edicola il 21 aprile scorso. “Non
c'è dubbio - continua Luzzatto - che il teologo è portato a una coerenza
culturale che può essere anche letta come assoluta intransigenza. Nella
prassi però, le necessità che derivano dal dialogo pongono altre
esigenze”. “Quando si fa il dialogo – prosegue Luzzatto - si deve
dire all'interlocutore 'sentiamo il tuo parere', quando si fa il filosofo
o il teologo, se si è convinti dei propri giudizi o dei propri
convincimenti, bisogna difenderli fino in fondo, noi aspettiamo la sua
voce contro ogni antisemitismo”.
Agli auguri di buon lavoro dell’Unione
vanno aggiunti quelli di molte altre istituzioni e personalità ebraiche
del modo intero. Il tono delle dichiarazioni pare concordare: se per
alcuni gli accenti sono più entusiasti la sostanza rimane la stessa e
sembra dar voce a speranze tutte da confermare; gli ebrei nel mondo si
augurano che Benedetto XVI prosegua sostanzialmente sulla via tracciata
dal suo predecessore, per questo alcuni sottolineano con determinazione
come i gesti di Giovanni Paolo II non consentano una sostanziale marcia
indietro.
La stampa israeliana ha titolato con
l’interrogativo: l’elezione di Papa Bendetto XVI è un bene o un male
per gli ebrei e Israele? Dovrebbe essere un bene, hanno risposto, perché
l’ex cardinale Ratzinger è stato in realtà uno degli architetti del
riconoscimento vaticano di Israele che ha preceduto l’instaurarsi delle
relazioni diplomatiche. Gli auguri sono molti e li riportiamo in ordine
sparso.
Per l’Italia: Rav Riccardo Di
Segni sottolinea che “L’importante è che rimanga un clima favorevole
al confronto” e ricorda che comunque il migliorarsi delle relazioni
ebraico-cristiane non è stato un’esclusiva del Papa polacco da poco
scomparso ma risale al dopoguerra e soprattutto alle novità introdotte
dal Concilio Vaticano II. Attendista il titolo di un’intervista di Rav
Di Segni sull’Espresso: “David ancora aspetta”. Anche il Rabbino
emerito di Roma, Rav Toaff ha spiegato: “confido che il nuovo Papa,
Benedetto XVI, continui sulla via del dialogo intrapresa dal suo
predecessore Giovanni Paolo II”. Una nota diffusa dalla comunità
ebraica capitolina augura inoltre al Pontefice “successo, felicità e
salute”.
Da Israele si sono detti favorevoli
il presidente Moshé Katzav, e il ministro degli esteri Silvan Shalom, poi
Singer, del Congresso Mondiale ebraico e il Congresso Europeo.
Beneauguranti anche Paul Spiegel, presidente del Comitato centrale degli
ebrei in Germania, Roger Cukierman, presidente del consiglio delle
istituzioni ebraiche di Francia, e il portavoce delle comunità ebraiche
spagnole insieme al Rabbino capo di Londra Jonathan Sacks e a quello di
Russia Rav Berl Lazar. E ancora si dicono certi dell’ulteriore
miglioramento dei rapporti : Elie Wiesel; Rav Marvin Hier del Centro
Wiesenthal, e Rav Jack Bemporad.
Ma gli scambi di cortesia, e di
fioretto, non sono ancora terminati. “Il dialogo tra la Chiesa e gli
ebrei non può tener conto solo delle componenti religiose, ma si deve
aprire a nuovi orizzonti anche secolari”: così è intervenuto ancora,
dopo i primi Moadim di Pesach, il Presidente dell’Ucei che ha aggiunto
di essere “molto grato” a Papa Benedetto XVI per il messaggio in cui
il Pontefice ribadisce, come fatto più volte nei giorni scorsi, “di
voler sviluppare il percorso del dialogo con le altre religioni e in
particolare con il mondo ebraico”. “Da un Pontefice di cui tutti
apprezziamo il livello intellettuale e la visione culturale – ha
proseguito Luzzatto – attendiamo in particolare l’occasione per dare a
questo dialogo un nuovo sviluppo con l’apertura di orizzonti nuovi. Il
problema del dialogo tra diversi, che non devono essere in virtù di
questa diversità anche distanti, è quello di trovare un linguaggio
comune che permetta di comprendersi per quello che siamo e non per quello
che altri ci rappresentano o che altri ancora desidererebbero che fossimo”.
Luzzatto ha ricordato inoltre che la
realtà ebraica “non è semplicemente una visione particolare di
qualsiasi realtà religiosa o di qualsiasi altra comunanza di fede” e
che “il mondo ebraico fin dai tempi antichi ha compreso al suo interno
una spinta di fede nella trascendenza divina e una prassi caratterizzata
da un costume di vita e dalla conoscenza di una normativa capace di
regolare le relazioni interne di una comunità secolare”. “Questi
rapporti – ha spiegato – sono stati distinti dai nostri maestri in
quelli che intercorrono tra l’uomo e il Creatore e quelli che
intercorrono tra l’uomo e il suo simile”. “Fin da questo momento –
ha concluso Luzzatto – ci sentiamo con grande buona volontà disponibili
a sviluppare momenti di incontro, ognuno per quanto di sua competenza e
tutti insieme nell’interesse della pace e della fratellanza tra le genti”.