Si può riuscire a convivere in pace solo
conoscendosi a capendosi a vicenda. L'esperienza di Angelica e di persone-
alcune israeliane come lei, ed altre arabe - di buona volontà ce lo
conferma. Perché non c'è tanta gente così al mondo?
Ho
partecipato ad un incontro di educatori ebrei ed arabi per la pace. Sono
stati tre giorni pieni di emozioni ma molto molto difficili. Ci sono stati
momenti in cui sembrava di appartenere alla stessa famiglia e momenti in
cui sembrava di non poter continuare a sedere nella stessa stanza.
Eravamo al centro di Gerusalemme, le sicurezze e i dolori degli uni e
degli altri si sono scontrati, affrontati, frantumati e ricostruiti senza
posa nel tempo trascorso insieme tra racconti, esercizi teatrali,
testimonianze sulla propria cultura, ricordi dell'infanzia e riflessioni
sull'identità collettiva di ognuno dei due popoli. Noi abbiamo spiegato
perché si rompe il bicchiere sotto al baldacchino nuziale e loro hanno
descritto la Henna prima delle nozze. Abbiamo parlato del valore dei
simboli, dei riti, dei canti, dei cibi. Ma bastava un accenno a un
argomento delicato perché un'ombra minacciosa rabbuiasse tutto e gravasse
sulle spalle di tutti come un peso insopportabile
Con grande sforzo e con l'aiuto costante e amorevole di due conduttori -
mediatori l'uno ebreo l'altro arabo siamo riusciti ad esprimere tutti i
nostri pensieri, anche quelli che ci attanagliavano da tempo. Abbiamo
ascoltato cose che non avremmo mai voluto sentire guardandoci negli occhi
e cercando di non dimenticare nemmeno per un attimo che siamo educatori,
che abbiamo un compito e una responsabilità verso il nostro paese e
ognuno verso la sua gente. Alla seduta conclusiva ho detto tutto d'un
fiato: "Abbiamo ascoltato le vostre storie e voi avete sentito le
nostre. Ci siamo sforzati di capire le vostre ragioni e voi le nostre. Ci
siamo detti cose che non sapevamo e che non avremmo mai voluto conoscere.
Dalle due parti. Ma le abbiamo dette con coraggio e vivendo l'uno accanto
all'altro per tre giorni. Ci sono stati momenti difficili ma anche momenti
di grande emozione e positività. Al di là di ciò che sentiamo ora sul
cuore dobbiamo ammettere la verità più palese, più tangibile: siamo qui
noi ebrei e voi arabi da tre giorni e se siamo qui vuol dire che è
possibile vivere gli uni accanto agli altri. Significa che ognuno di noi
sta provando a fare un passo! Voi avete la vostra storia, noi la nostra.
Ora è il momento di scriverne una insieme. Una storia comune che si snoda
da questo momento in poi accettandoci ed accogliendoci gli uni con gli
altri. Come abbiamo fatto qui, in questo piccolo gruppo di gente adulta,
cosciente e responsabile".
Salim, il più combattivo tra gli arabi ha voluto parlare dopo il mio
intervento: "Non sapevo cosa avresti detto ma le tue parole arrivano
al cuore. Sentendole mi sento più pronto ad accettare. Sento di essere
stato capito e questo mi dà la possibilità di capire voi, di contenere,
di aprire una nuova pagina: mi dà speranza!"
Lo so che ce la faremo.
C'e molta gente tra noi che può portare la pace al di là di muri e di
ostacoli insormontabili. L'amore per la vita ci guiderà.
[Il Signore della Vita
vi aiuti, vi sostenga, vi accompagni, come vi accompagna la nostra
preghiera (ndR)]
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[Fonte: shalom.it - gennaio 2005]
v. anche:
Un'altra 'perla' di
Angelica Calò Livnè. I misteri della Kabbalah e Padre Pio
Angelica
e Samar, due madri per la pace
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