In un clima di festa si è tenuta ieri, in un albergo romano [
il Rome
Cavalieri-Waldorf Astoria con diverse personalità del mondo della politica,
della cultura e della chiesa- ndR], la cerimonia per i 95 anni del rabbino
capo emerito di Roma, Elio Toaff. In questa particolare occasione è stata
anche presentata la “Fondazione Elio Toaff” che avrà il compito di
promuovere la cultura ebraica. Speciali auguri sono stati rivolti a Toaff da
Benedetto XVI. Nel suo messaggio, letto dal segretario del Santo Padre mons.
Georg Gänswein, il Papa sottolinea l’impegno del rabbino emerito di Roma
“per la promozione di relazioni fraterne tra cattolici ed ebrei” e “la
sincera amicizia” con Giovanni Paolo II.
Nel messaggio il Papa ricorda come il Signore abbia rinfrancato il rabbino
capo emerito di Roma, guidandolo “per il giusto cammino, anche nella valle
più oscura, nell’ora della persecuzione e dello sterminio del popolo
ebraico”. “Il Signore – aggiunge il Santo Padre rivolgendosi a Toaff – nei
suoi misteriosi disegni ha voluto che "sperimentasse in maniera singolare la
sua salvezza", divenendo un “segno di speranza per la rinascita di molti
suoi fratelli”.
In occasione del 95.mo compleanno di Elio Toaff, rabbino capo di Roma dal
1951 al 2001, è stata allestita una mostra nel Museo ebraico capitolino.
Ieri è stato anche presentato il volume: “Elio Toaff. Un secolo di vita
ebraica in Italia”. Su questa figura di primo piano nella seconda metà del
Novecento, si sofferma la curatrice del libro, la professoressa Anna Foa:
R. – Elio Toaff ha vissuto tutte le drammatiche vicende della guerra e poi
del dopoguerra. Toaff riesce a fare un’opera che sia al tempo stesso di
riorganizzazione interna, ma soprattutto un’opera di inserimento di questo
mondo ebraico così disgregato dalle vicende storiche dentro la società
esterna. Recepisce tutti i cambiamenti di questa società e in qualche modo
fa da cinghia di trasmissione fra il suo mondo ebraico e questi cambiamenti.
E’ il Concilio, il dialogo con il mondo cattolico, anche l’elaborazione del
lutto e della memoria della Shoah: sono tutti procedimenti fondamentali di
costruzione della nostra società nel corso della seconda metà del Novecento,
che accompagnano e vengono interpretati dal rabbino Toaff nel senso di
gettare un ponte verso il mondo esterno e non di chiudersi in una società
chiusa all’esterno.
D. – Quale contributo ha dato il rabbino Toaff al dialogo tra ebrei e
cattolici?
R. – Toaff ha vissuto tutte le fasi di questa trasformazione data dal
dialogo. Si è accostato al mondo cattolico, lo ha compreso e ha fatto sì che
il mondo ebraico lo comprendesse, fino ad arrivare a quella straordinaria
sintonia con Giovanni Paolo II che ha portato alla visita alla Sinagoga, a
quel grande applauso e a quella commozione di quella visita che hanno
segnato veramente una nuova fase nei rapporti ebraico-cristiani. Toaff ha
saputo interpretarli, filtrarli e trasmetterli.
Il dialogo tra ebrei e cristiani si fonda anche su valori e principi
condivisi, imprescindibili pilastri per fondare la società su un’autentica
fratellanza, come sottolineava lo stesso Elio Toaff in un’intervista
rilasciata alla nostra emittente nel 2006:
“Collaborare perché tutti, tutte le religioni o almeno quasi tutte, hanno
come scopo l’innalzamento del livello morale delle popolazioni. Se noi
avessimo il successo che desideriamo, non ci sarebbero più né guerre, né
odi, ma ci sarebbe la fratellanza universale, quella che i profeti ci hanno
predetto”.
[Fonte: Radio Vaticana 4 maggio 2010]