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Un memoriale sotto la Stazione Centrale di Milano
Il buio e il silenzio. Un lungo corridoio della
vergogna che verrà lasciato così, come era sessant´anni fa. I racconti dei
sopravvissuti che rimbalzano su grandi schermi...
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Un memoriale della Shoah nell'unico luogo
in Europa che conserva intatto l'ingranaggio dello sterminio: la Stazione
Centrale di Milano. Martedì arriverà il Capo dello Stato Giorgio Napolitano a
celebrare l'evento: e vedere il binario 21, lato Ferrante Aporti, e più sotto
i binari dove si impiombavano e caricavano sull'elevatore, di nascosto, i
trasporti: 1.580 persone, 1.237 ebrei e 343 «politici» verso i lager. Perché
ora ci siamo, entro fine anno inizieranno i lavori e prima del
27 gennaio,
giorno della Memoria, sarà pronta la Fondazione: ne faranno parte l'Unione
delle comunità ebraiche, la comunità milanese, il Cdec, l'Associazione Figli
della Shoah, la comunità di Sant'Egidio, Comune, Provincia, Regione e le FS.
Presidente della Fondazione sarà probabilmente Ferruccio de Bortoli, direttore
de Il Sole 24Ore. Il vice Roberto Jarach, che era presidente della comunità
ebraica milanese quando nacque il progetto da 5 milioni di euro. «Non sarà un
museo, ma un luogo vivo di studio e confronto contro violenze e
prevaricazioni».
Centro culturale, archivi multimediali, un percorso guidato. Memorie del
sottosuolo milanese. Per capire ciò che martedì racconterà al Presidente
Liliana Segre, arrestata a tredici anni e deportata ad Auschwitz (numero
75190) il 30 gennaio '44.
Il suo convoglio, numero 6, viaggiava sotto la sigla RSHA (Reichssicherheitshauptamt, l'Ufficio centrale per la sicurezza del Reich) con
605 persone.
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Alessia Gallone, su La Repubblica 15 gennaio
2007
Il buio e il silenzio. Un lungo
corridoio della vergogna che verrà lasciato così, come era sessant´anni fa. I
racconti dei sopravvissuti che rimbalzano su grandi schermi; un enorme muro su
cui vengono proiettati i nomi degli 8mila deportati italiani nei campi di
sterminio. E poi, laggiù in fondo, dove i treni piombati venivano sollevati
fino ai binari, un periscopio che, con un gioco di specchi, mostrerà la vita.
Saluti, valigie, baci, lacrime e sorrisi che, oggi come allora, migliaia di
persone continuano a scambiarsi sulle banchine. Sarà questo il memoriale della
Shoah, che nascerà nei sotterranei della Stazione Centrale e che domani verrà
inaugurato idealmente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Non
un museo, ma un luogo vivo e aperto a tutta la città con sale per conferenze e
incontri, una biblioteca e un "laboratorio" di idee per difendere la dignità
della persona.
Dopo cinque anni, si parte. Per salvaguardare un luogo unico in Europa. Sotto
quello che viene chiamato il «binario 21», partivano i treni piombati diretti
ad Auschwitz. Senza che nessuno vedesse: i deportati venivano caricati sui
vagoni che erano portati in superficie sfruttando un elevatore che serviva per
la posta. Il 30 gennaio del 1944, su uno di quei convogli c´era anche Liliana
Segre, che allora aveva 13 anni e che domani ricorderà di fronte a Napolitano.
Quel giorno partirono in 605, uomini, donne bambini. Tornarono in venti. Il
memoriale sarà diviso in due parti, come spiega Guido Morpurgo l´architetto
che, insieme a Eugenio Gentili Tedeschi, ha disegnato il progetto da 5 milioni
di euro. I lavori potrebbero partire già entro l´autunno e dureranno circa due
anni. «Questo è il termine di un percorso durato 5 anni - dice Roberto Jarach
- per valorizzare un luogo che poteva scomparire». Potrebbe essere lui il
vicepresidente - tra i probabili nomi del presidente c´è anche quello del
direttore del Sole 24 Ore Ferruccio De Bortoli - della fondazione che verrà
creata in questi giorni: ne faranno parte l´Unione delle comunità ebraiche, la
comunità milanese, il Cdec, l´Associazione Figli della Shoah, la comunità di
Sant´Egidio, le Fs, Comune, Provincia e Regione. Perché è alla città, dice
Morpurgo, che si rivolge il memoriale: 5mila metri quadrati a livello di via
Ferrante Aporti e mille ancora più in basso, per ospitare un archivio. «Questo
non deve essere un monumento alla Shoah, ma un luogo dove produrre conoscenza
e consapevolezza, dove costruire un dialogo tra religioni e culture diverse.
Deve essere aperto a tutti, non solo al mondo ebraico. Vogliamo restituire a
Milano, che non sa di avere un pezzo della geografia della Shoah, questo posto
per costruire il futuro».
Il progetto coincide con un programma culturale e con spazi che saranno
dedicati allo studio e all´informazione. «Per fare - spiega il vicepresidente
dell´Unione delle Comunità ebraiche, Claudio Morpurgo - dei valori della
diversità e della multiculturalità la base dello stare insieme e della
consapevolezza storica. Contro ogni razzismo e integralismo». Ma il fulcro di
tutto sarà quel percorso lungo una parte del corridoio largo cinque metri e
lungo cento. Un luogo che, da solo, rappresenta la memoria. «È qui che
dovevamo lasciare un segno», dice il consigliere dell´Ucei Yoram Ortona. Lungo
tre sezioni che ricostruiscono l´Olocausto: la persecuzione, la deportazione e
lo sterminio. Non ci saranno oggetti. A parlare saranno i racconti, le
ricostruzioni storiche, il silenzio, i nomi dei deportati. Fino al periscopio
finale. «Ma se riusciremo a far percorrere questi pochi metri - spiega
Emanuele Fiano, figlio di Nedo, uno dei sopravvissuti ai lager - ai giovani,
li avremo fatti rientrare nella pancia di una tragedia europea che non deve
essere dimenticata».
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