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"Messa della pace, nuovo appello al dialogo Nella Bibbia non c'è antigiudaismo"

Milano - Messaggio del cardinale in attesa della Giornata dell’Ebraismo

Va corretta ogni lettura anche inconsapevolmente antigiudaica dell’Antico Testamento, anche per riqualificare la predicazione domenicale e la catechesi biblica sulla storia della salvezza. Lo sostiene il cardinale Dionigi Tettamanzi nel messaggio inviato alle comunità cristiane (sedici le confessioni presenti a Milano) diffuso ieri in occasione della messa per la pace celebrata in Duomo dal «capo» della Chiesa ambrosiana. «Appare di grande importanza - sottolinea l’arcivescovo - la decisione del Consiglio delle chiese cristiane di Milano di celebrare insieme, almeno nella nostra città, la Giornata dell'Ebraismo il 17 gennaio con una duplice iniziativa: uno studio biblico e un incontro ebraico-cristiano

Tettamanzi va più in là: chiede ai suoi preti, diaconi, catechisti e insegnanti di non perdere quest’occasione. Grazie a questi appuntamenti ecumenici - conclude il porporato - il 2006 può essere un anno di grazia, di dialogo e di pace. «L’autentica ricerca della pace - ha sostenuto Tettamanzi nell’omelia, citando Benedetto XVI - deve partire dalla consapevolezza che il problema della verità e della menzogna riguarda ogni uomo e ogni donna, e risulta essere decisivo per un futuro pacifico del nostro pianeta». Poi rivolgendosi ai rappresentanti delle diverse confessioni cristiane, presenti nella Cattedrale, ha aggiunto: «Come credenti in Cristo desideriamo presentarci alla nostra città e al nostro territorio uniti e operosi nell’educare i nostri fedeli a 'fare la verità' della pace». 

Come vuole la tradizione, il numero uno della Diocesi Ambrosiana, ha presieduto sabato scorso, prima al Pio Albergo Trivulzio e poi nella chiesa di San Fedele, il solenne canto del «Te Deum» di ringraziamento alla presenza delle autorità cittadine tra cui il sindaco Gabriele Albertini. «I tanti e diversi mali e drammi presenti nell’umanità - ha affermato l’arcivescovo - sono una parte e non il tutto della storia che stiamo vivendo. E non sono la parte vincente, perché a vincere, spesso nel nascondimento voluto dalle persone e dalla comunità oppure imposto violentemente dai media, è il bene: il bene quotidiano, umile, disinteressato».
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[Fonte: Il Giorno 02.01.2006]

 

   
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